Il pareggio contro la Fiorentina significa 7 punti in 7 partite.
Troppo poco
A dicembre si raccontava di un’Inter eccezionale, che attraverso il gioco imposto dal suo allenatore, sopperiva ai tanti limiti tecnici. E così è effettivamente stato.
Inzaghi ha preso una squadra in piena rampa di lancio, a cui però son stati tolti volenti o nolenti i suoi giocatori chiave.
Lukaku se n’è andato ed era l’uomo leader in attacco, però, è lui che ha deciso di partire e non è stato sostituito adeguatamente.
A Dzeko, a livello realizzativo, non puoi chiedere di più. Ma un uomo con la sua esperienza deve imporsi come leader e cercare di trascinare la squadra.
Correa, l’altro sostituto, sino ad ora ha fatto vedere qualche guizzo di brillantezza, poco altro. Dumfries è l’unico vero giocatore che è arrivato e non ha fatto mancare l’assenza del suo predecessore.
E Inzaghi, oltre ad un cammino e un gioco arrembante proposto sino a gennaio, è calato ed è stato avvolto dai fantasmi della mediocrità che svolazzano dentro la sua testa.
Ieri sera sono pesati i cambi, tutti hanno storto il naso alla vista della doppia sostituzione degli attaccanti titolari e l’emblema della confusione si è manifestata quando la squadra ha giocato palla a terra con Dzeko e Lautaro e con lanci lunghi o cross alti per Sanchez e Correa.
La critica che viene mossa adesso ad Inzaghi, finito giustamente nel banco degli imputati per non essere ancora riuscito a trovare una soluzione per risollevare le sorti dell’Inter, è quella di essere troppo scolastico e prevedibile nella gestione di chi subentra.
Ruolo per ruolo, senza mai osare. È chiaro che pesano scelte societarie non all’altezza per una squadra che avrebbe dovuto rivincere facilmente il campionato, però così come è stato bravo a dicembre, adesso gli errori che si stanno rivelando decisivi, vanno analizzati.
Il Milan, ci sta credendo, vince le partite di corto muso e va a + 6, + 3 ammesso che l’Inter vinca la gara di recupero contro il Bologna e non ne perda altre dopo. Tanti, troppi punti a poche giornate dal termine.
Una delle poche speranze dei nerazzurri, è che, adesso, le squadre che stanno davanti facciano harakiri dopo la sosta e perdano da soli la possibilità di vincere. Ma è chiaro che, in questo presunto scenario, si dovrebbe collocare comunque un’altra Inter rispetto a quelle vista nel 2022.
Tante speranze e poche certezze fanno capitolare i sogni dei tifosi sulla seconda stella, che diventa sempre più lontana e irraggiungibile. La prossima partita sarà contro la Juventus, poi la Roma.
Se non arriveranno due vittorie i sogni di gloria si concluderanno a 7 giornate dalla fine, con una amara consapevolezza che l’Inter, nonostante tutto, in questa corsa scudetto era la squadra più attrezzata per vincere.