Ancora una volta il calcio insegna quanto sia maledettamente determinante l’aspetto psicologico.
Quante volte abbiamo visto squadre, non di grande caratura tecnica, riuscire a trionfare oltre ogni aspettativa grazie alla forza caratteriale e psicologica?
Gli esempi sono molteplici, uno in particolare, il più recente, il Leicester che nel 2016 riesce a vincere la Premier League.
Al contrario, quante volte squadre sulla carta favorite perché giudicate come le più forti, tonfano clamorosamente?
In questo caso potremmo prendere di riferimento il PSG delle superstar fuori agli ottavi di Champions contro il Real Madrid.
Tutto ciò lo diciamo per dimostrare che non basta avere la tecnica, la velocità o il fiuto del gol; spesso le stagioni si decidono anche grazie a piccoli episodi che fanno scattare la scintilla e proiettano le squadre verso il successo.
Che senso ha essere i più forti se non hai una testa alimentata da un cuore che pulsa di voglia di vincere? Che senso ha avere il talento se non hai anima?
Dopo questa lunga, ma necessaria prefazione, immergiamoci dentro il nostro pensiero sulla girandola di emozioni che sta vivendo l’Inter in questa stagione.
Il calcio non è una scienza esatta, e lo sanno bene i tifosi nerazzurri essendo innamorati della squadra forse più irrazionale del mondo.
A febbraio i ragazzi di Inzaghi sembravano in balia delle onde. Giusto per rendere l’idea buttiamo giù qualche numero:
Dal 5 febbraio, giorno della sconfitta nel derby per 2 a 1, i nerazzurri hanno giocato 7 partite in campionato con un parziale di 2 sconfitte, 4 pareggi e 1 vittoria. Nel frattempo, sempre durante questo fatidico mese è arrivata la vittoria contro la Roma in Coppa Italia e quella con il Liverpool ad Anfield inutile ai fini della sconfitta dell’andata. 10 partite in un mese!
La razionalità dei numeri, va poco d’accordo con il calcio, e spesso ad invertire trend negativi o stagioni su un punto di non ritorno arriva l’episodio che cambia tutto.
La scintilla arriva grazie alla vittoria, discussa e immeritata per mole di gioco creata contro la Juventus.
Da quel momento in poi, una squadra che sembrava scarica, spenta, senza più nulla da dare a questo campionato riesce a rialzare la china.
Ritrovati gioco, ritmo, e voglia di portare a casa la vittoria.
Impossibile che una squadra rinvigorisca fisicamente da una settimana all’altra ripresentando all’esigente palato del pubblico di San Siro partite con un ritmo forsennato.
Tutta questione di feeling sentiamo spesso dire. Bhe questa volta crediamo sia proprio il caso di dire ”tutta questione di testa”.
Dopo il maledetto mese di febbraio, contro la Juve, in una partita mal giocata, arriva la svolta che cambia totalmente l’approccio psicologico dei nerazzurri.
Cogliere i segnali che il destino ti presenta, chi l’ha detto che anche questo non sia un talento?
Quando non sono più le gambe ad accompagnarti, c’è quel maledetto aspetto psicologico ad essere determinante, e se lo sai forgiare, cogliere e custodirlo, puoi costruirti la vittoria con la forza che hai dentro di te.
Il calcio non è una scienza esatta, e a renderlo così inspiegabilmente irrazionale subentrano fattori che paradossalmente c’entrano poco e niente che l’aspetto tecnico del campo.
”Il calcio è strano Beppe”. E lo sai perché? Perché è una scintilla a poter cambiare tutto.
Pietro Inferrera
This post was last modified on 20 Aprile 2022 - 17:45