L’Inter è concentrata sul mercato in vista della prossima stagione, ma non si sbloccano le trattative che portano ai due principali obiettivi: Lukaku e Dybala.
Nel frattempo, l’amministratore delegato Giuseppe Marotta ha parlato a Radio Rai nella trasmissione Radio Anch’io Sport e, oltre a parlare del belga e dell’argentino, ha toccato anche altri punti.
Le parole
Iniziando dalla trattativa per il ritorno di Romelu Lukaku, dice: “Posso dire che oggi non sarà il giorno dell’annuncio di Lukaku. Io, Ausilio e Baccin abbiamo il dovere di costruire una squadra competitiva nel rispetto della sostenibilità del nostro club. Da qui si intrecciano sondaggi e trattative. Dobbiamo avere l’ambizione di tentare tutte le strade, senza avere paura di non arrivare all’obiettivo. La pista Lukaku è percorribile ma ci sono delle difficoltà e vedremo come andrà”.
“Lukaku e Dybala sono i nostri obiettivi ma dobbiamo pensare alle questioni economiche. Ci siamo buttati a capofitto su questi due giocatori, se ce la faremo bene, altrimenti ci sposteremo su altri obiettivi. Non è il singolo giocatore che conta ma la squadra e questo gruppo è già forte”.
Dopodiché, Marotta parla di Lautaro e Skriniar: “Riteniamo che Lautaro sia un elemento indispensabile per i nostri obiettivi, Come è giusto che sia abbiamo un business plan, dobbiamo chiudere in attivo la campagna trasferimento ma vogliamo mantenere una squadra forte e competitiva“.
“Su Skriniar possibile sacrificato dico che questo è un mercato dove è più difficile sostituire un attaccante che un difensore. Quello sarà il settore dove saremo costretti ad agire. Stiamo ipotizzando alternative valide nel caso in cui qualcuno dovesse partire. Bremer è un giocatore che farebbe comodo a tantissime squadre di vertice, è un giocatore sul quale sono poste tutte le nostre attenzioni”.
Sulla rosa da dare ad Inzaghi: “Cha abbia dei nuovi acquisti dico di sì. Poi chi saranno ancora non lo so. Per esempio Mkhitaryan sarà ufficiale nei prossimi giorni, Onana è già arrivato. Vogliamo anche valorizzare i nostri giovani della Primavera, abbiamo dei talenti importanti. Ci dobbiamo andare con i piedi di piombo e dare loro tempo. Dobbiamo allestire una grande squadra, questo lo sappiamo”.
Infine, tocca altri temi.
Sul puntare sui giovani del nostro Paese: “Noi in Italia siamo in grande difficoltà. All’inizio del 2000 eravamo primi a livello di fatturato e vittorie, oggi la prima società è la Juventus, all’ottavo posto per il fatturato. Si è passati dal mecenatismo, con Berlusconi e Moratti, al modello attuale con le società che sono molto diverse. Il mondo del calcio oggi deve fare i conti con la sostenibilità, la base di ogni azienda. Il campionato italiano è oggi di transizione, non è un punto di arrivo. Lukaku è l’esempio, arrivato due anni fa e poi attratto dalla Premier. Dobbiamo puntare sui giovani ma deve cambiare la cultura della sconfitta”.
Sull’indice di liquidità per l’iscrizione al campionato: “C’è soddisfazione per il parziale accoglimento del ricordo, soprattutto in merito a una misura che ci risulta inopportuna, non nei modi, perché la trasparenza serve, ma nelle tempistiche e gli effetti retroattivi. Dobbiamo trovare un discorso idoneo, pensando anche alle condizioni delle nostre società”.
Sul rinnovamento del calcio italiano: “Credo che si inizierà presto, dobbiamo eliminare la litigiosità e i contrasti tra Federazione e Lega. Servono nuove forme di ricavo, i diritti tv devono essere valorizzati attraverso promozione e vendita, soprattutto all’estero. Abbiamo meno ricavo rispetto a Spagna e Inghilterra. Si parla di Media Company, sono d’accordo ma dobbiamo capire bene come. Manca la cassa, questa è la cosa più importante. Poi devono essere rivisti i campionati, magari introducendo il semi professionismo. Serve poi l’investimento delle infrastrutture, gli stati hanno una vita media di 63 anni e negli ultimi anni ne sono stati fatti solo due”.
Su cosa deve puntare il calcio italiano: “Il calcio ha bisogno di manager che sappiano unire teoria e pratica. Oggi nessuna squadra senza un attivo dal calciomercato riesce a stare in piedi. Qui allora subentra la competenza e la fantasia dei dirigenti. Capisco che non possiamo essere un movimento di investimento, allora subentri la competenza di manager e allenatori. Ancelotti ha vinto l’ennesima Champions League, questo vuol dire che il made in Italy funziona ancora bene”.
Su Gnonto che era dell’Inter e poi è andato all’estero: “Questa è una denuncia che faccio in modo concreto. In Italia dal punto di vista normativo è mancato l’apprendistato. Ora siamo arrivati a questa conquista e i nostri giocatori che alleviamo adesso non hanno la facoltà di andare all’estero in modo unilaterale e incontrollabile”.