“Quanti anni hai?” “Tra poco ne faccio 22”.
E se non esistesse la carta d’identità nessuno potrebbe certo dirgli che sta mentendo. Il 17 marzo Edin Dzeko compirà 37 anni, ma sta vivendo una fase di eterna giovinezza.
Gol (e assist) a raffica con Wolfsburg, Manchester City e Roma. Quando ha capito che con i giallorossi la sua esperienza era al capolinea, non ha fatto un passo indietro ma, anzi, ha deciso di provare a farne uno in avanti: andare all’Inter che aveva appena vinto lo Scudetto e sostituire l’uomo simbolo di quella squadra, Romelu Lukaku.
A Milano ha fatto – e sta continuando a fare – la voce grossa, grossissima. Gol, assist, giocate da grande calciatore e, soprattutto, una qualità che sa di numero 10.
Con lui in campo l’Inter ha un altro volto: fa salire la squadra, viene incontro, smista palloni a destra e sinistra, si inserisce, fa a sportellate. Il famoso nove e mezzo.
L’attaccante perfetto per il modo di giocare dei nerazzurri, l’attaccante perfetto per far risaltare Lautaro. Anche più di Lukaku, che nella LuLa era sicuramente quello che si prendeva la scena.
A Dzeko non interessano le luci dei riflettori, le lascia volentieri agli altri. A lui interessa lavorare e lasciare il segno. E ormai lo fa sempre più spesso, e sempre con grandissima qualità.
A Riyad è arrivata l’ennesima conferma del campione che è: una giocata meravigliosa a tagliare la difesa rossonera sull’1-0 e una rete straordinaria a congelare il match. A ciò, va unito il solito grandioso apporto alla manovra.
Con un Lukaku che non riesce a trovare la condizione migliore e un Correa sempre più corpo estraneo di questa Inter, il peso dell’attacco nerazzurro è tutto sul 9 e sul 10.
E questo 9 non ha intenzione di rallentare: classe da vendere, esperienza, leadership, gol e assist.
L’Inter è sulle ali del cigno, un giovanissimo cigno di soli 36 anni.