La squadra nerazzurra martedì sera ha staccato il pass per i quarti di finale di Champions League, traguardo che mancava da dodici lunghi anni, forse troppi per una squadra abituata a grandi palcoscenici internazionali.
La gioia per quanto accaduto è alle stelle, dai tifosi all’allenatore passando per la dirigenza molto soddisfatta per aver riportato l’Inter tra le migliori 8 d’Europa, obiettivo che però deve rappresentare solo l’inizio di un percorso lungo.
Le parole di Marotta
Intervistato a TeleLombardia l’amministratore delegato nerazzurro Giuseppe Marotta si è espresso su quanto accaduto in Champions League, gioia smorzata però dall’increscioso evento che ha visto protagonisti alcuni tifosi nerazzurri lasciati fuori dallo stadio Do Dragao per decisione del Porto, nonostante fossero muniti di regolare biglietto.
La società nerazzurra nella giornata di ieri con un comunicato ufficiale ha chiesto l’intervento della Uefa nei confronti della società portoghese e l’Ad Beppe Marotta si è espresso in questo modo sulla vicenda biglietti:
“Si è trattato di un fatto increscioso e deplorevole che noi abbiamo condannato – ha ribadito il dirigente varesino -. Oggi abbiamo inoltrato una richiesta di atto investigativa all’Uefa. In mattinata, oltretutto, abbiamo fatto un meeting e, sebbene ci fosse un problema di ordine pubblico, l’accordo era quello di far entrare i tifosi in modo più lento. Il Porto era l’unico deputato a poter prendere una decisione. Abbiamo anche una mail da parte della Uefa che attesta questa decisione, che è stata completamente disattesa all’atto in cui i tifosi si sono presentati allo stadio”.
Come commenta il comunicato Uefa sulla vicenda?
“Dal punto di vista regolamentare, all’Inter doveva essere riservato un settore al 5% dell’impianto: e questo è stato fatto e i biglietti sono stati acquistati dai nostri tifosi. Per amore di verità, nel loro sito avevano segnalato come i tifosi italiani non avrebbero dovuto comprare altri biglietti in altri settori, ma gli altri tifosi residenti in Europa li hanno acquistati e nessuno gli ha intimato di non comprarli. Ma una volta acquistati, il Porto deve farsene carico, magari anche con il supporto dell’Inter, che ha messo a disposizione una quindicina di steward, che erano lì per garantire la sicurezza. Ma si trattava anche di nuclei familiari, di mamme e bambini: è molto lontano dalle scene di Napoli o di pericolo per ordine pubblico e violenza”.
A San Siro non succede mai nulla di tutto questo.
“Noi riteniamo che lo sport sia strumento di aggregazione, al di là della fede: l’importante è che si garantisca l’ingresso a tutti con tutte le cautele. In questo caso si aveva invitato i tifosi di presentarsi senza vessilli, maglie indossate che potessero essere identificabili. Si è manifestata una marcia indietro del Porto ha contravvenuto quanto deciso nel meeting avuto in mattinata tra le società, le forze dell’ordine e i rappresentanti Uefa. Class action contro il Porto? Ci sono gli elementi per arrivarci, noi come società faremo il possibile per tutelare i nostri tifosi nelle sedi competenti. Stiamo valutando quale iniziativa prendere per alleviare la delusione, soprattutto ai bambini: cerchiamo di mappare per arrivare a contribuire in parte a vivere le emozioni che non hanno vissuto in quella serata”.
Un pensiero sulla qualificazione.
“Il merito principale è di quelli che vanno in campo e dell’allenatore, il lavoro che è stato fatto ha dato questi risultati. La società deve supportarli al meglio e noi garantiamo questo, la nostra presenza al campo è quotidiana. Noi vogliamo mettere i giocatori nelle condizioni di rendere al meglio senza avere alibi, che sono un male nel calci; in questo caso hanno dato il massimo e hanno raggiunto un obiettivo molto importante che ci riporta in un palcoscenico che rispecchia la storia di questo club e il suo palmares.
Con la Juve senza polemiche?
“La polemica stuzzica, ma bisogna essere bravi a farsela scivolare addosso”.