Nessuna sorpresa dentro l’uovo di Pasqua nerazzurro. È sempre la solita Inter, sprecona e beffata. La banda di Inzaghi incappa nell’ennesimo passo falso, una tendenza che si sta trasformando in un’abitudine allarmante.
Il pareggio dell’”Arechi” dal retrogusto della sconfitta ha evidenziato, se ce ne fosse bisogno, le lacune più lampanti dei nerazzurri. L’attacco si è inceppato e la gestione delle partite è un tabù per un Inter poco cattiva sotto porta e incapace di mettere in cassaforte il risultato.
Certo, nell’ultimo mese la ruota della fortuna non sta girando a favore del Biscione. Ma la buona sorte aiuta solo gli audaci. Lautaro e compagni, nell’ultimo mese, si sono rivelati superficiali e sciuponi.
Nel pomeriggio del venerdì santo l’imprecisione unita alla giornata di grazia del Memo Ochoa hanno condannato gli uomini di Inzaghi, castigati ancora una volta nei minuti finali da un cross “ubriacante” dell’ex Candreva, insaccatosi alle spalle di un disattento Onana.
Ciò che preoccupa la tifoseria è un reparto offensivo che ha perso il feeling con il gol. L’ultima rete su azione siglata da una delle quattro punte risale al 5 marzo, quando Lautaro Martinez firmò il raddoppio contro il Lecce. Da allora solo due reti dal dischetto, siglate da Lukaku contro Spezia e Juventus in Coppa Italia.
Dal 2-0 ottenuto ai danni dei salentini l’Inter ha abbandonato la strada della vittoria: una corrispondenza che non può essere legata esclusivamente al caso. Ciò viene sostenuto da una statistica che ha dell’impressionante: nelle ultime sei gare tra tutte le competizioni, i nerazzurri hanno concretizzato soltanto 3 tiri su 110 tentativi totali.
L’attacco che nella passata stagione veniva incoronato come il migliore della Serie A con 84 gol all’attivo si è riscoperto “stitico”. Il quartetto offensivo sta deludendo e non è da escludere che la prossima estate risparmierà solo il Toro.
In particolare la Lu-La non splende più come una volta: a Salerno il belga ha steccato ancora, divorandosi la rete della sicurezza a un metro dalla porta sguarnita. Nonostante le scuse rivolte alla Curva Nord dopo il triplice fischio, il tempo di Big Rom sta per scadere.
Non meno “colpevole” il numero 10 , imprigionato dal suo consueto periodo no. Il 25enne campione del mondo non ha risposto presente negli ultimi impegni di prestigio e anche nel pari maturato ieri non ha monetizzato le chance a sua disposizione, specialmente in un’occasione: l’argentino, involato dal numero 90 verso la metà campo lasciata incustodita dalla retroguardia granata, ha cestinato con un pallonetto-passaggio al portiere messicano.
Per sbloccarsi e tornare agli splendori di inizio anno il classe ’97 di Bahia Blanca necessita di tornare a timbrare il cartellino.
Se la Lu-La spreca, Correa persevera. Il Tucu si conferma lontano parente del fantasista visto in biancoceleste. Il mal di gol affligge anche il numero 11, il quale non esulta dal 29 ottobre. Più alibi vanno concessi a Dzeko: a 37 anni passati il bosniaco, dopo la prima metà di stagione trascorsa da trascinatore, sta tirando comprensibilmente i remi in barca.
Morale della favola: nessuno è assolto dal processo nerazzurro, allenatore compreso. Inzaghi si gioca la permanenza nel doppio scontro con il Benfica. Lo strappo è ormai incolmabile e la separazione è imminente, ma anche il tecnico dovrà dare di più, per sé e per i suoi giocatori. Sta a lui tornare al timone ed evitare che la nave affondi definitivamente.
La corsa Champions si sta complicando di giornata in giornata. Non tutte le colpe vanno addossate al mister, il quale non sarà rimosso dal suo incarico prima della fine della stagione, a meno di una clamorosa debacle. Alla Pinetina, però, si sta già verificando un concorso di colpe. Si salvi chi può. O meglio…segni, chi può.
This post was last modified on 8 Aprile 2023 - 20:51