Martedì sera l’Inter ha raggiunto la finale di Champions League grazie alla vittoria nel doppio confronto contro i cugini del Milan. Ad attendere i nerazzurri ci sarà il Manchester City di Pep Guardiola.
Non è mancato ovviamente l’appoggio dei tifosi, ma tra questi ce n’erano due molto speciali: Sneijder e Materazzi, che hanno passato la serata in Curva Nord.
L’ex centrocampista olandese, eroe del Triplete nel 2010, ha raccontato il derby di Champions League, vissuto in curva Nord, in una lunga intervista concessa alla Gazzetta dello Sport. Di seguito quanto evidenziato nell’edizione odierna del quotidiano:
Martedì è stata una serata magnifica, che non dimenticherò: non capita spesso di andare in una vera “curva”. E poi San Siro in certe notti diventa unico: contro il Milan mi ha ricordato l’atmosfera della semifinale vinta contro il Barcellona 13 anni fa. Poi con il mio amico Materazzi, un ‘pazzo’ buono, è stato ancora più divertente.
Hai imparato qualche coro?
Come faceva? “Per tutti quei chilometri che ho fatto per te Internazionale devi vincere…”. Ormai lo so a memoria.
Come hai visto l’Inter?
Una squadra da finale di Champions. Per organizzazione, intensità, qualità e profondità della rosa vale il top. Anche considerando l’andata, la qualificazione non è stata mai in dubbio. I tifosi devono essere orgogliosi e sognare. Se ci credi davvero, i sogni a volte si avverano!
Il City è imbattibile?
No, non esistono partite impossibili. Esistono partite difficili, e questa certamente lo è. Ma, soprattutto in una gara secca, l’Inter può fare ogni impresa. Anche noi nel 2010 col Barça eravamo spacciati in partenza e, invece, poi però si gioca…
Sono diverse le squadre ed è anche cambiato il calcio. Guardiola continua a innovare e ha un gruppo straordinario. Ma qualcosa dietro può concedere e lì c’è margine per colpire. Poi fisicamente l’Inter è molto strutturata, può reggere l’urto.
A noi è successa una cosa magica. A un certo punto, il gruppo si è fuso, è diventato una cosa sola con l’allenatore e con l’ambiente, ed è subentrata la convinzione di poter fare un’impresa. Prima di realizzare una cosa, devi convincerti di potercela fare. Nella testa dei giocatori sta accadendo qualcosa di simile.
Lautaro come Milito?
Esattamente, due argentini e due goleador. Lautaro potrebbe prendere da esempio anche Zanetti visto che nel derby aveva la fascia da capitano. Il Toro tra il Principe e Pupi: sembra una bella favola nerazzurra.
Sulla possibilità di Lautaro Pallone D’Oro:
Lautaro deve pensare che vincere la Champions con l’Inter è la cosa più bella che c’è. Lui ha pure vinto il Mondiale, questo ha un peso nel premio… In generale, lo vedo un attaccante forte, cresciuto, ormai al top.
Sul centrocampo:
Inzaghi li sta facendo ruotare benissimo. Mkhitaryan può fare tutti i ruoli, Barella ha un’energia incredibile, Brozovic è l’equilibrio. Forse il giocatore a cui somiglio di più è Calhanoglu: il suo cuore batterà forte in finale, si gioca nel suo Paese e avrà una motivazione in più.
Sull’attacco:
Non è il mio lavoro dire chi gioca, Inzaghi lo sa molto meglio di me… Oltre Lautaro, ci sono due centravanti diversi e generosi. Lukaku è tornato in forma al momento giusto, Dzeko ha l’esperienza che serve. E non dimentico Correa.
Su Dumfries:
Lui è un giocatore chiave per l’Olanda: all’Inter è cresciuto e ha imparato molto tatticamente. In finale su quella fascia ci sarà da correre, mi sa E, ovviamente, sono contento anche per De Vrij, sempre disponibile, affidabile.
Quale caratteristica di Inzaghi colpisce maggiormente?
La resilienza. Ha gestito situazioni difficili perché la gente si aspettava di più in A. Alla fine ha avuto ragione perché ha dato serenità e ora tutti sembrano felici di stare insieme, si aiutano e vincono. Questo è il modo migliore per arrivare a una finale.
This post was last modified on 20 Maggio 2023 - 09:18