È ufficialmente partita per l’Inter la missione Coppa Italia. A un giorno dalla finale di Roma contro la Fiorentina, è appena iniziata la consueta conferenza stampa. Ai microfoni presenti mister Inzaghi e il capitano Samir Handanovic. Per il portiere sloveno pronta una serata da protagonista, tornerà infatti titolare a difendere i pali dell’Inter dopo la squalifica rimediata in semifinale.
La situazione del capitano è cambiata del tutto dopo la breve alternanza di inizio campionato con Onana. Ora ha preso stabilmente il ruolo di secondo portiere. Sempre comunque con la sua solita calma, ha saputo accettare il ruolo; mai una parola fuori posto, anzi. Affidabilità e abilità nel farsi trovare pronto.
Conferenza stampa: le parole di Handanovic
Il capitano dei nerazzurri ha parlato per primo, ecco le sue parole.
Sulla stagione dell’Inter: “Non si può definire perché non è ancora finita. Le partite che mancano determineranno come finirà.”
Sull’incontro con Mattarella: “È stata un’esperienza diversa. Mi ha fatto piacere incontrarlo e sono stato sorpreso perché quando gli ho dato la mano sapeva chi fossi. Mi ha detto che qualche giorno fa aveva incontrato il presidente della Slovenia. Conosceva bene anche gli ex calciatori dell’Inter e della Fiorentina.”
Sulle difficoltà della squadra tra febbraio e marzo: “Quando perdi, cresci anche. Le sconfitte ti riportano alla realtà. Ti tolgono la troppa felicità che avevi, ma che non dovevi avere. Con le vittorie è arrivata l’autostima, e una vittoria ha portato a quella successiva. Vincere è la miglior medicina. Sono aumentate la confidenza e la fiducia ed è ritornato tutto normale.”
Sul suo futuro: “Del mio futuro non so ancora niente. Aspetto questa partita come tutte le altre che abbiamo giocato fino a ora. Sappiamo che è una finale e siamo all’Inter per alzare trofei. Negli ultimi anni l’Inter è ritornata dove doveva essere e per cosa deve competere. Siamo qui per questo.”
Sul suo ruolo da secondo: “Da quando sono arrivato in Italia, nel 2004, ho fatto sempre il professionista. Bisogna anche adattarsi ai ruoli che ti aspettano e non è importante solo il campo. Tutto è importante, dentro e fuori dal campo, nello spogliatoio. Ho avuto tanta gente da cui imparare e penso che la cosa di cui sono più soddisfatto è la crescita che ho avuto di anno in anno. Negli ultimi anni personalmente e caratterialmente la fascia mi ha responsabilizzato dovendo fare cose che prima non facevo.”
Sul nervosismo che si percepiva dall’esterno: “Ogni stagione ha il suo perché, non è mai uguale. Quando c’è un po’ di nervosismo è una cosa positiva, vuol dire che la gente ci tiene. E quando vedete che due in partita si mandano a quel paese magari non è bello, ma questo vuol dire che la gente ci tiene. È peggio quando nessuno dice niente.”