84 giorni dopo il 2-1 in Coppa Italia contro il Bologna. 84 giorni dopo l’Inter torna ad assaporare l’amaro di una sconfitta.
“La squadra non è abituata a perdere” ha detto Inzaghi nell’immediato post gara. E non potrebbe esserci nulla di più vero. Anche i tifosi si erano ormai disabituati a perdere, a terminare una partita con la delusione cocente di non aver trionfato, a rimuginare una notte intera su quello che poteva essere fatto meglio, su quel tiro fuori di poco, su quell’imprecisione che ha dato il via al gol avversario, su quel cambio che poteva svoltare la partita.
Con il gol di Dimarco dopo 33 minuti la strada per i quarti sembrava in discesa. Ma quella scesa in campo ieri non era la solita Inter spettacolare ammirata in stagione. Era una squadra diversa. Più fragile, più imprecisa, meno decisa, meno cattiva. Si è stati spettatori di una quantità di errori mai vista prima quest’anno. Forse il peso dell’impegno, forse la stanchezza dopo una corsa meravigliosa in campionato. È bastato infatti un solo giro di lancette per il gol del pareggio, un gol che ha minato le sicurezze dei giocatori scesi in campo.
Poco cinismo e un record interrotto
Le occasioni per i nerazzurri non sono certo mancate, tra ieri sera e l’andata. È mancato forse cinismo unito a freddezza sotto porta, due elementi fondamentali in Europa. In Serie A si può trovare rimedio, la Champions League purtroppo non perdona. La famosa competizione che si gioca sui dettagli.
Dal 73’ in poi, con l’ingresso in campo di Darmian e Acerbi e con il 5-3-2 varato da Inzaghi i nerazzurri hanno tentato di “parcheggiare l’autobus” e resistere fino al 90’. Un piano che si è però infranto all’87’ con il gol di Depay. Complice forse la stanchezza dei centrocampisti, rimasti inermi durante l’azione dei Colchoneros.
L’Inter non aveva mai subito nemmeno un gol questa stagione dopo il 76’. E ovviamente la beffa è prendere il primo dell’anno nella partita più delicata e importante della stagione. Una cosa davvero molto interista. Come è una cosa molto interista essere la prima squadra nella storia della Champions League ad essere eliminata a causa dell’abolizione della regola dei gol in trasferta. Ma d’altronde l’interismo è una palestra di vita.
Il giorno dopo fa sicuramente più male e l’impressione è che con un minimo di ordine e cattiveria in più si potesse arrivare almeno ai quarti. Così non è stato, ma guai a farsi trascinare nel turbinio di critiche e polemiche eccessive. L’Inter si avvicina a grandi falcate a quello che sarebbe un traguardo grande e tanto atteso. La stagione non è ancora finita, c’è tempo per far passare la delusione e lasciarsi andare alle gioie primaverili.