Lautaro Martinez a cuore aperto. Il Toro ha esternato tutte le emozioni vissute nell’ultimo mese, con un annuncio che non lascia spazio a dubbi.
Dallo scorso 22 aprile 2024, data che solo a pronunciarla farebbe scattare un brivido sulla schiena di ogni tifoso nerazzurro, Lautaro Martinez è entrato in una ristrettissima cerchia, quella dei capitani ad aver alzato il trofeo dei campioni d’Italia. Solo in 35, prima di lui, avevano avuto questo onore.
Quella coppa, ora, è divenuta la migliore amica per il Toro di Bahia Blanca. È tradizione, per i vincitori, portarsi l’oggetto dei sogni anche sotto le coperte. Ma l’attaccante ha optato per qualcosa di diverso, tenendo sotto braccio il premio anche alla sede della “Gazzetta dello Sport”, dove si è aperto a 360 gradi in un’intervista.
Il 10 ha espresso tutta la gioia nell’abbracciare il trofeo come di seguito:
“È una gioia per la vita, io considero l’Inter semplicemente casa. L’ho sentita proprio così dal giorno uno ed è forte anche il legame con Milano: qui c’è una atmosfera speciale, qui crescono i miei figli, qui mia moglie ha un ristorante. Qui sento l’amore della gente. Devo tutto alla società e al popolo interista: mi sono stati dall’inizio vicini, solo grazie a loro sono riuscito a diventare capitano, che è onore e responsabilità. Alzare la coppa della seconda stella con la fascia è un sogno che mi ha dato il calcio.“
Su questo scudetto c’è la chiara impronta di Lautaro, autore di 24 gol in Serie A. Un traguardo condiviso con la squadra:
“Una gioia nella gioia, i numeri dicono che ogni stagione riesco a migliorarmi perché questa è la mia mentalità: cercare di superarmi, avere nuovi obiettivi. Il gruppo viene davanti al singolo, io ho solo capitalizzato un lavoro di tutta la squadra.”
Dopo la festa, la firma. È ciò che si augura la gente nerazzurra per il proprio capitano, che ha fatto il punto sulla situazione rinnovo:
“Siamo vicini, mancano solo un paio di cosette. Ho detto “in settimana” perché poi finisce il campionato e volevo definire tutto prima della Coppa America. Mi rendo conto che la situazione societaria possa ritardare tutto: noi parliamo con Marotta e Ausilio, ma dipende anche dalla proprietà. Aspettiamo, non so cosa accadrà da qui alla prossima settimana, ma non ci sono problemi tra di noi.”
Il “partner in crime” del Toro non può che essere Marcus Thuram, fedele spalla del campione del mondo. Un rapporto che il capitano ha spiegato attraverso un confronto non banale:
“Ho fatto grandi cose con Romelu, uno che da solo porta via due uomini, ma con Marcus ho più possibilità, più scelta, più spazi. Con i suoi movimenti ti libera e poi è davvero un bravo ragazzo. Porta sempre un sorriso nello spogliatoio. Siamo diversi, lui mi dice che rido poco e forse lui ride… molto. E poi non mi vestirei mai come lui: che coraggio che ha! Scherzi a parte, non mi aspettavo di trovarmi così bene con Marcus, ma è stato decisivo partire insieme già dal ritiro. Per quanto riguarda Lukaku, non mi ha risposto quella famosa volta e per entrambi è finita lì. Abbiamo tutti voltato pagina.”
In molti dicono che il ciclo vincente dell’Inter è ad un punto di inizio, ma la verità che la striscia di successi si prolunga dallo scudetto di Conte del 2021. Non c’è nessuna voglia di fermarsi, come specificato da Martinez:
“Il ciclo deve continuare, ha ragione il direttore Marotta quando dice che ‘dobbiamo alzare l’asticella’. Non scelgo tra gli obiettivi, li voglio tutti, ma il prossimo passo è la Champions: a Istanbul era un sogno vicinissimo, mentre l’unica partita che vorrei rigiocare quest’anno è quella contro l’Atletico. Ma a Milano, non a Madrid: se avessimo sfruttato le occasioni, sarebbe stato diverso. Certo, anche al Metropolitano abbiamo sbagliato: se vai in vantaggio, devi conservarlo. Su questo bisogna migliorare.”
Quella del “Metropolitano” è una ferita ancora aperta, specialmente per colui che calciò alto il rigore decisivo. Un momento che il Toro ha rimembrato con tranquillità:
“Non è un argomento scomodo per me, non li sbaglia solo chi non li tira. E per fortuna ho un compagno infallibile come Calha. Contro il Torino voleva che lo tirassi io, e la cosa mi avrebbe fatto piacere per sbloccarmi, ma il rigorista è lui e quell’applauso di San Siro se lo meritava tutto: ha sofferto in questi anni e ora anche lui è un idolo.”
Non poteva mancare un elogio a mister Simone Inzaghi:
“Ci lascia giocare liberi e allenare con felicità. Ci divertiamo, e non solo perché adesso si vince. In questi tre anni è cresciuto anche lui assieme a noi, nella tecnica, nella tattica, nel modo con cui parla alla squadra. Abbiamo fatto un salto tutti insieme. È una persona tranquilla ma, quando si arrabbia, si arrabbia sul serio.Quando lo chiamiamo “demone” per scherzare, lui si gira e ride.”
Sono ore frenetiche per il presidente Zhang. Sono istanti di attesa per tutto il mondo nerazzurro, come manifestato anche dall’attaccante:
“Ci è sempre stato vicino: anche se quest’anno non era con noi a volte bastava una videochiamata per sentirlo comunque qui. È un grandissimo presidente e non sappiamo che cosa accadrà perché è tutto sopra le nostre teste. Siamo anche noi tranquilli e in attesa.”
Al termine dell’intervista, Lautaro non si è nascosto rispetto ad un paragone ai migliori attaccanti del panorama internazionale.
“Non ho nulla da invidiare a gente come Mbappè, Haaland, Lewandowski o Kane. Lo dicono i numeri e i trofei: ci sono campioni che hanno vinto meno di me. Devo continuare a lavorare con responsabilità, come mi ha insegnato mio padre, ma posso sedermi allo stesso tavolo di questi grandi.”
La personalità non manca, la voglia di continuare ad alzare trofei nemmeno. Ora, dopo mesi di rinvii, la speranza è che questo fame di successi vada di pari passo con quella del mondo Inter. In fin dei conti, basta “solo” una firma.
This post was last modified on 21 Maggio 2024 - 21:47