L’ennesimo pareggio. Uno in più rispetto alle vittorie raccolte. Non necessariamente un buon segnale per una squadra che mira ai primi posti in classifica. Però,a dispetto del risultato, Inter-Napoli si è rivelata una delle partite più godibili della mesta stagione nerazzurra: frizzante, ricca di occasioni da una parte e dall’altra, più per la debolezza dei rispettivi reparti difensivi che per qualità di gioco delle due compagini.
Per l’Inter poteva e doveva essere l’occasione per battere finalmente una delle tre squadre “da Champions”, quelle che in teoria dovrebbero essere le dirette avversarie. I tre punti raccolti in sei partite certificano, se ce ne fosse ancora bisogno, la distanza che ancora separa i nerazzurri dalle prime della classe. Neanche la moria dei difensori centrali convince Mazzarri a schiodarsi dalla solita inefficace difesa a 3/5, raffazzonata grazie all’esordio dal primo minuto di un piuttosto arrugginito Andreolli.
Il protagonista per fortuna è ancora una volta lui, il Godot che si è fatto attendere contro la sua volontà: Mateo Kovacic. Doveva essere la sua squadra fin dal primo giorno di ritiro, è stata invece la squadra di Mazzarri, incapace di vincere la sua idiosincrasia verso la gioventù, sacrificando il talento del più grande patrimonio tecnico di una società in ricostruzione. Mateo ci ha messo un po’ a prendere in mano la squadra, il tempo necessario perché il mister si convincesse – o fosse pressochè costretto dalle assenze – a schierarlo con continuità da titolare.
La riconferma ormai certa del tecnico di San Vincenzo lo obbliga al raggiungimento di due obiettivi: far crescere Kovacic e dare un gioco alla squadra. L’uno implica l’altro. Il talentino croato domina giocando a tutto campo, ricordando sinistramente il connazionale Modric che in settimana si è reso protagonista di una prestazione meravigliosa a ben altri livelli. Quelli che un giorno potrebbe meritare Mateo. Quelli che fin da subito meriterebbe l’Inter.
Giovanni Cassese
(Twitter: @vannicassese)