Al suo primo ritiro estivo in maglia nerazzurra, Dodò si è raccontato ai microfoni del Corriere dello Sport, spiegando le sue prime sensazioni all’arrivo nell’universo interista:
Qual è stato il primo pensiero quando le hanno detto che l’Inter la voleva?
“Sono stato contento. Mi ha fatto piacere dopo due anni con la Roma che una squadra così importante come l’Inter pensasse a me. Insieme al mio procuratore abbiamo capito che questa era la migliore opzione per me ed eccomi qua”.
Quanto ha pesato nella sua scelta la presenza sulla panchina nerazzurra di Mazzarri, un tecnico che in carriera ha valorizzato diversi esterni?
“Ha pesato tantissimo. Gli esterni con lui fanno bene perché Mazzarri dà grande importanza allo sviluppo del gioco sulle fasce. Ero consapevole di questa fama del nostro allenatore e non ho avuto dubbi”.
Di lei dicono che dia il meglio quando deve spingere, mentre in difesa…
“Fin da piccolo ho sempre mostrato le migliori qualità in fase offensiva, ma in Italia sono migliorato anche in copertura. Ho lavorato per crescere e lo farò ancora”.
Più difficile fare una diagonale difensiva o piazzare un bel cross?
“Credo essere capace di fare entrambe le cose”.
E pensare che da bambino faceva un altro ruolo…
“Ero un centrocampista offensivo o all’occorrenza un trequartista e affinavo la tecnica disputando tre partite a weekend: una di calcio a 5, una di calcio a 8 e una di calcio a 11. Ho iniziato per strada, ma sono l’unico sportivo della mia famiglia perché né mio padre né mia sorella hanno mai fatto sport. Quando a 15 anni sono arrivato al Corinthians il mio allenatore di allora ha deciso di sfruttare sulla fascia la mia corsa”.
Ecco spiegato perché il suo idolo era Ronaldo.
“Quando il Brasile ha vinto il Mondiale del 2002 avevo 10 anni e Ronaldo è stato protagonista assoluto con i suoi gol. Ho avuto la fortuna di giocarci insieme al Corinthians ed è stato un privilegio. Mi sono fatto dare un paio di sue magliette e le sue scarpe: le conservo con grande cura”.
Lo scudetto che non ha vinto con la Roma può conquistarlo con l’Inter?
“Sì, perché questo è un progetto importante che nei prossimi anni prevede che la squadra sia rinforzata con nuovi acquisti e con la crescita dei giovani. Come ha detto il presidente Thohir l’obiettivo è vincere lo scudetto nei prossimi anni”.
E il traguardo per la prossima stagione?
“Far meglio dello scorso anno in campionato e disputare un bel torneo anche in Europa. Sarebbe importante arrivare fino in fondo all’Europa League per l’Inter, ma anche per l’Italia che vuole risalire nel ranking Uefa”.
Nella Roma ha giocato con Lamela. Farebbe comodo all’Inter?
“Sicuramente tanto, perché Erik è giovane e forte. Lo scorso anno ha avuto delle difficoltà a livello fisico in Inghilterra, ma rimane un campione e se dovesse venire all’Inter, ci aiuterebbe”.
Perché lei ha deciso di lasciare la Roma?
“Perché l’Inter mi ha presentato un progetto nel quale posso essere più partecipe. A livello personale avrò una visibilità molto grande e per me potrà essere utile anche in chiave nazionale”.
Pensa di essere arrivato alla Roma troppo presto e di non aver espresso tutto il suo potenziale?
“No, sono arrivato all’età giusta. Ho avuto solo la sfortuna di farmi male a neppure vent’anni (rottura del crociato destro, ndr) e quando sono sbarcato a Roma ho avuto bisogno ancora di un po’ di tempo per recuperare”.
A maggio quando si è infortunato al ginocchio negli Stati Uniti durante l’amichevole dei giallorossi contro l’Orlando City ha rivisto i fantasmi del passato?
“Un po’ di paura l’ho avuta perché non sapevamo cosa fosse successo. Finché tutti i controlli non hanno escluso un problema grave, non sono stato tranquillo. Ora sto benissimo”.
Qual è il suo sogno per questa stagione?
“Raggiungere gli obiettivi che la società ha fissato e giocare il più possibile”.