Nel giorno del suo compleanno Sandro Mazzola ha rilasciato un’intervista a Marco Macca di gianlucadimarzio.com raccontando aneddoti e storie di una vita in nerazzurro.
“Non sono 72 anni. Sono 27 hai sbagliato. Vuoi che ti mandi una foto della carta d’identità?“. Ha esordito scherzoso Mazzola. “Sai, a me non piace molto guardare al passato. In questi giorni, però, è facile andare a vedere il video della finale di Coppa dei Campioni del 1964. Guardo Di Stefano e non mi sembra vero di aver giocato contro il mio idolo da ragazzo. Ecco, quello è il ricordo più bello che ho. Quel giorno, prima della finale, stavamo per entrare in campo. A un certo punto me lo sono trovato di fronte e non credevo ai miei occhi. Allora, il mio compagno Luis Suarez, che aveva qualche anno in più di me e che aveva già fatto delle finali, mi mise una mano sulla spalla e mi disse: “Senti un po’, noi andiamo a fare la finale, tu rimani qui a guardare Alfredo?”. Mi feci coraggio ed entrai in campo“.
Un mito cominciato il 10 giugno 1961, contro la Juventus: “Quella partita venne rinviata e doveva essere giocata di sabato. Io andavo ancora a scuola… E non molto bene. Tornai a casa felice per dire a mia madre che avrei giocato di lì a poco contro la Juventus. Lei, senza fare una piega, mi disse: “No, no. Tu vai a scuola”. Andai a raccontare il tutto ad Allodi, l’allora direttore sportivo dell’Inter, che chiamò il preside della mia scuola. Fu così che arrivai in taxi al campo poco prima della partita. Scendere in campo contro Charles e Boniperti mi fece tremare le gambe. Quando mi presentai davanti al portiere avversario, cercai di non far trasparire l’emozione e di non fargli capire dove avrei tirato“.
Una vita con una sola maglia, quella nerazzurra. Un evento sempre più raro al giorno d’oggi. Ma Mazzola rifarebbe le stesse scelte? “Sì, perché quando nessuno credeva nelle mie possibilità solo perché ero il figlio di Valentino, l’Inter me la diede. C’è stato un periodo in cui la squadra non andava troppo bene, e mi cercò il Torino. Per riproporre il nome Mazzola con la maglia del Toro: ma ho sempre rifiutato. Ho avuto sempre una maglia sola, non potevo indossarne un’altra”
Per sempre legato ai colori dell’Inter. Ed ora? A precisa domanda su possibili contatti con la nuova proprietà del club, la leggenda nerazzurra ha dichiarato: “Sì, ho avuto dei contatti con Thohir qualche mese fa, è stato molto simpatico. Mi ha chiesto se fossi disponibile per un eventuale ruolo in società. Gli ho risposto che l’Inter è la mia vita e che io per questa società ci sarò sempre. Magari per andare in giro per il mondo per rappresentare il club. Per me non ci sono problemi“.
Infine anche una battuta sul Presidente della Grande Inter: “Angelo Moratti era una persona eccezionale. Era venuto a Bologna a vedere una partita del campionato riserve. Avevo fatto un gran gol e lui mi volle in prima squadra. A quell’epoca guadagnavo 60.000 lire al mese e avevo pochi soldi. Mi chiamò il giorno prima la segretaria e mi fissò un appuntamento. Andai lì dal Presidente e mi chiese quanto volevo per il mio nuovo contratto. Alla fine, mi fece firmare per 13 milioni di lire all’anno e mi pagò anche 7 milioni per le partite dell’anno precedente. Quando andai a casa mia madre pensava avessi capito male“.