Ormai sono più di quattro anni che tentiamo di decifrare la situazione dell’Inter post triplete, con teorie più o meno razionali. Fiumi di parole sono stati spesi per cercare di delineare le cause che hanno portato lentamente e in maniera straziante l’Inter ad essere una sostanza amorfa. Perchè la squadra nerazzurra, almeno per quanto riguarda gli undici effettivi che ogni settimana calcano il rettangolo verde di gioco, non ha contorni delineati.
Tanti buoni propositi, tante promesse, ma ogni volta è la stessa storia. I cambiamenti sono stati parecchi e nemmeno troppo repentini. Dal cambio di proprietà, al susseguirsi di vari (troppi?) allenatori. Anche la rosa è cambiata drasticamente. L’epurazione lenta di tutti i reduci del triplete ha permesso l’allestimento di una squadra giovane, certo non formata da campioni, ma piena di promesse e belle speranze. Nessuno pretende subito lo scudetto, ma non ci si capacita di come l’Inter possa sempre molleggiare a metà classifica. Il campionato italiano non è dei più semplici, ma molte squadre che sembrano avere un potenziale minore di quello nerazzurro riescono a trovare un’amalgama di gioco ed una contiunuità di risultati che accentuano il disastro interista.
L’unica cosa certa alla domenica quando l’Inter scende in campo, è che non c’è nulla di certo. Questa squadra è una roulette russa. Il tamburo della rivoltella armato di una sola pallottola, può stendere l’avversario, o fare cilecca e causare la resa della truppa nerazzurra. Niente di razionale, tutto frutto del caso. Così come le ultime prestazioni dell’Inter. Con l’arrivo di Mancini un’ondata di entusiasmo aveva pervaso il tifo interista. Ma purtroppo con il solo entusiasmo non si vincono le partite. Ed ecco una caterva di errori banali, che hanno gettato alle ortiche i buoni spunti delle partite contro Roma e Udinese. Zero punti in due gare. L’impressione è che oltre agli evidenti limiti tecnici, la zavorra psicologica sia la causa principale. Mancini ha il compito di smuovere le acque. I buoni propositi a partire dalle prime uscite si sono potuti ammirare, ma vanno colmati con sapienza tattica e diligenza dei giocatori in campo. Forse qualcuno ha bisogno di un po’ di panchina, altri necessitano di stimoli costanti.
Il tutto è nelle mani delle migliore sulla piazza: il Mancio. Il tecnico ora deve assolutamente caricare con altri proiettili la sua revolver, per avere la certezza che una volta premuto il grilletto non ci sia scampo per l’avversario di turno.