CorSera – Mancini: “L’anno prossimo lottiamo per lo scudetto”

Non è passato inosservato il suo ritorno sulla panchina nerazzurra. Con i suoi modi garbati, il suo piglio deciso e la sua sfrontatezza ha riportato alla ribalta l’immagine dell’Inter ed entusiasmo tra tifosi, addetti ai lavori e mondo mediatico. Oggi Roberto Mancini si è concesso una lunga intervista al Corriere della Sera toccando tutti i temi, pubblici e privati.
La giornalista parte dall’età del tecnico per farlo parlare del calcio italiano ed ovviamente del suo ritorno a Milano:

Brutta botta, il giro di boa dei 50. Mio padre Aldo ha sempre avuto i capelli bianchi: lo vedevo anziano anche da giovane. Fino al giorno prima non realizzi. Poi arriva mia figlia Camilla: papà, sei vecchio! Ma nel complesso sono felice: ognuno ha quello che merita”.

Come sta l’Inter

Ci vuole tempo. Abbiamo perso le prime due partite ma siamo cresciuti in fretta. Sono colpito dalla ricettività dei ragazzi. Facciamo i passi giusti”.

Come sta il calcio italiano

Meglio di come ci raccontano. La crisi si sente anche nel pallone e dopo un Mondiale finito male le critiche erano scontate, ma la situazione non è disastrosa. Nelle strutture — settori giovanili, stadi — siamo indietro. E lo paghiamo”.

Di nuovo all’Inter, minestra riscaldata

“Sono qui perché penso che l’Inter possa tornare quella che era. Sono qui per cambiare le cose. Pensare al terzo posto mi infastidisce un po’: l’anno prossimo lotteremo per il campionatoSono passati oltre sei anni. E io non volevo tornare: puoi solo far peggio, mi dicevo. Ma in fondo la sfida di rimettere in piedi l’Inter e tornare a vincere mi piaceva. Una mattina, dopo Thohir, mi ha chiamato Moratti. È sicuro che devo riprovarci? gli ho chiesto. E lui: certo!”.

Fine del grande gelo

Ma no, nessun gelo. Io me n’ero andato dopo aver vinto, Moratti aveva continuato a vincere: ci siamo divertiti tutti. Ogni Natale lo sentivo per gli auguri. L’Inter ha due presidenti: mi chiama come prima. Solo Paolo Mantovani amava i giocatori più di lui”.

Thohir

“L’ho visto una volta sola e mi ha fatto un’ottima impressione: pratico, svelto. Più vicino ai proprietari delle squadre inglesi che ai nostri presidenti italiani. Ma ci tiene tanto”.

Famiglia

Papà mi ha detto: vai subito! Aveva paura che finissi chissà dove… E mio figlio si è molto raccomandato che mi facessi comprare i giocatori”

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