Tante le innovazioni in casa Inter in questo periodo, dagli uffici al campo. Ancora pochi i risultati. La sconfitta casalinga di ieri contro il Torino non ha certamente entusiasmato il presidente Erick Thohir, il quale ha parlato ai microfoni di Goal.com Indonesia. Ecco l’intervista riportata da Goal.com Italia ed Inter.it.
I tre punti persi contro il Toro e l’ottimo periodo di forma che stanno vivendo squadre come la Lazio e la Sampdoria rischiano di allontanare il target terzo posto. “Si dice che la mancata qualificazione alla prossima Champions League metterebbe a rischio la sopravvivenza stessa dell’Inter, è vero?” Ecco la prima domanda rivolta al numero uno nerazzurro, il quale risponde con numeri alla mano: “E’ interessante, tutto si basa sempre sul ‘si dice’… Ricordiamoci che l’Inter è tuttora il decimo brand più forte al mondo, ed i nostri ricavi viaggiano allo stesso ritmo. I nostri ricavi, in caso di mancata partecipazione alla Champions League, resterebbero intorno ai 180/200 milioni di €, in caso di qualificazione alla Champions aumenterebbero di circa 20/30 milioni. In sostanza, no Champions League, no problem per l’Inter. E anche la mancata qualificazione in Europa League non rappresenterebbe un problema a livello finanziario“. Ciò non vuol dire che l’Inter non punti in alto, sia chiaro, e Thohir lo ribadisce: “Ovviamente, essendo noi uno dei dieci brand più importanti del calcio globale, con una tifoseria ben consolidata, dobbiamo pensare in grande. Finire noni o decimi non è da Inter, gli obiettivi devono essere Europa League o Champions League“.
Punto importante sulla situazione finanziaria, che sembra non preoccupare l’indonesiano, il quale è animato da progetti che potrebbero risollevare le casse in casa Inter. Sguardo innanzitutto al Fair Play Finanziario: “Stiamo seguendo le regole del Fair Play finanziario, vale a dire spendere in base a quanto ricaviamo. Non ci sono scorciatoie per costruire una squadra forte, è necessario avere un progetto a lungo termine. Quando ingaggiamo i giocatori, ci chiediamo innanzitutto se possono essere funzionali alle esigenze della squadra”. Ecco come Thohir spiega e, in un certo senso, ridimensiona la questione FPP: “Molta gente ha tanta confusione in testa per quel che riguarda le regole del Fair Play Finanziario. Tutti i club europei devono seguire queste regole. È un po’ come il salary cap negli USA, ma con un funzionamento diverso. Questo è il modo in cui la UEFA si assicura che l’industria del calcio proceda secondo i piani, per evitare che club apparentemente in salute poi vadano in bancarotta. Il FFP impone ai club di spendere i soldi in maniera oculata a seconda degli introiti e la stessa cosa è successa all’Inter. Credo che non ci possano essere scorciatoie quando si costruisce una squadra, tuttavia dobbiamo avere un progetto a lungo termine e, ripeto, scegliere i giocatori giusti”.
In ogni caso, l’Inter potrebbe cercare un accordo di sponsorizzazione importante nel prossimo futuro, proprio come hanno fatto Manchester United e PSG. Thohir non nega che l’idea rientra nei suoi piani: “Abbiamo ingaggiato le migliori persone per occuparsene. Abbiamo voluto alcuni dei migliori dirigenti del Manchester United: Michael Bolingbroke come Amministratore Delegato, James White come Chief Digital Revenue, David Garth come Chief Stadium Revenue, oltre a Claire Lewis dalla Apple come direttore marketing e Dan Chard da AEG, uno dei migliori gruppi per l’intrattenimento”. Impegno, quindi, anche sull’aspetto imprenditoriale oltre che su quello sportivo. “Abbiamo un grande allenatore come Roberto Mancini, allora perché non reclutare anche un grande Amministratore Delegato? Lo abbiamo fatto! È come per le due facce di una stessa moneta, ci dev’essere un equilibrio tra lo staff tecnico e la dirigenza. Se il Manchester United non riesce ad entrare in Champions League, per loro può anche non essere un problema. A livello finanziario sono comunque messi bene, ecco perché continuano a ingaggiare giocatori importanti. Ma a livello di immagine e calcistico, cosa succede se grandi squadre come il Manchester United o l’Inter non giocano in Champions League? I grandi giocatori ci penseranno due volte prima di firmare un contratto con squadre da decimo, nono o settimo posto in campionato“.
L’altro progetto che potrebbe contribuire agli incassi è lo stadio di proprietà, sebbene sembra ci vorrà ancora tempo affinché decolli: “San Siro è uno dei migliori stadi al mondo. Però non è detto che non ci possano essere altre location a Milano. Vedremo. Vogliamo sicuramente uno stadio per noi, ma abbiamo ancora un accordo con il Milan e il Comune. Dobbiamo coordinarci con il club rossonero”. Nessuno nega i vantaggi che deriverebbero da uno stadio proprio: “Avere il nostro stadio ci darà molti vantaggi, potremo gestire la nostra struttura, i botteghini e le sponsorizzazioni. Potremo costruire un bel museo, migliorare i posti a sedere, la vendita dei biglietti e fare branding per le sponsorizzazioni. Allo stato attuale è difficile. Il Milan ha Fly Emirates come sponsor mentre noi abbiamo Pirelli e non possiamo usare il nostro sponsor in maniera permanente allo stadio, perché comunque condividiamo quel terreno con loro. Colori diversi, rosso e blu. Rispettiamo i rapporti e gli accordi, ma dobbiamo superare questa situazione, qualunque sia la decisione”. Serve tempo, ma l’idea di base c’è. “Potrebbe essere a San Siro o da qualche altra parte. Abbiamo sentito più volte annunci che il Milan è intenzionato a lasciare San Siro e costruire un nuovo stadio. Ok, allora aspetteremo questo. Se dicessero di andare via entro i prossimi cinque anni, allora avremo la possibilità di organizzarci”.
Si parla, poi, di Mancini che, oltre al mercato di gennaio, si è rivelato il vero scossone di questa stagione. Thohir fa chiarezza sul contratto che lo lega alla società: “Lo abbiamo ingaggiato per tre anni e mezzo e prolungheremo, se lo vorrà. Non sono vere le voci su fantomatiche clausole“. Mancini rappresenta l’uomo chiave per la svolta di un club in crescita: “Vogliamo che la squadra abbia stabilità, visto che costruire una squadra è un lavoro che richiede anni. Puntiamo su Mancini perchè condivide la nostra stessa visione, lo stesso desiderio di migliorare la squadra“. L’obiettivo terzo posto potrebbe anche non essere centrato: ciò metterebbe in pericolo il posto di Mancini? Thohir divaga e sottolinea la sua stima per il Mancio: “Si sa che a volte nel calcio può essere necessario un cambio, come ad esempio abbiamo dovuto fare con Mazzarri. Abbiamo ingaggiato Mancini perchè crediamo possa fare molto bene, come ha dimostrato in queste prime partite. E’ un profilo che conosce l’Inter e il calcio italiano, ma ha allenato anche all’estero e per questo ha una visione universale ed esperta. Ecco perché lo abbiamo scelto”. E’ naturale che la posizione del tecnico jesino sia totalmente differente da quella a cui era abituato in Inghilterra: “Gli investimenti saranno per forza di cose legati al Fair Play Finanziario. Mancini non farà il manager all’inglese, ogni trasferimento verrà concordato da lui con me e la dirigenza. Abbiamo visto la lista di giocatori che ha stilato ed alcuni obiettivi direi che li abbiamo già raggiunti! Né io né lui prenderemo decisioni individualmente, ma lavoreremo insieme per decidere le mosse migliori per il bene dell’Inter, non sulla scia dell’emozione”. Più ragione che sentimento, dunque, per un presidente che ha chiari gli obiettivi ed i mezzi per raggiungerli.
Qualche parola, poi, anche per l’ex Mazzarri: “Non avevo alcun problema con lui: ha lavorato duro e ha dato il massimo per la squadra, ma la situazione era stagnante e i tifosi avevano iniziato a mettergli addosso pressione. Così non andava più bene”.
Attenzione rivolta anche a Capitan Zanetti, per il quale sono evidenti stima e rispetto: “Lo abbiamo messo sotto contratto per farlo lavorare con la dirigenza, fianco a fianco: ora è il nostro vicepresidente ed è fantastico poterlo coinvolgere nelle discussioni. Spero che possa aiutare l’Inter a diventare ancora più popolare nel mondo, è per noi una leggenda vivente“. Il ruolo di Pupi, però, non si limita solo a quello di vicepresidente. L’ex capitano rappresenta una leggenda anche fuori dal campo: “Ora è stato pure nominato Ambasciatore di Expo 2015, la dimostrazione che la sua figura non appartiene solo all’Inter, ma a tutta la città di Milano. E’ positivo poter lavorare con lui“.
Si parla, poi, di mercato, in primis di Xherdan Shaqiri, che ha preferito la Beneamata al Liverpool. E Thohir non ne è minimamente meravigliato. Deciso e conciso, riassume in una riga la storia nerazzurra: “L’Inter è un grande club come lo è il Liverpool quindi nessuna sorpresa che Shaqiri abbia scelto noi: grande storia, tre Champions League e mai retrocessi in Serie B“. Continua ancora il patron sui progetti a breve termine, ossia costruire una squadra giovane: “Sapevamo di avere poche ali e abbiamo comprato Podolski, un campione del mondo con esperienza al Bayern Monaco e all’Arsenal. Allo stesso tempo vogliamo una squadra giovane, di media intorno ai 26 anni. E stiamo lavorando per questo. Ci servono grandi giovani come Kovacic, Icardi e adesso anche Shaqiri. Sono i giocatori del nostro futuro“. Sul futuro di Kovacic e Shaqiri poche parole: “Hanno contratti che scadono nel 2019. Ascolteremo, considereremo, decideremo”. I magnifici 3 sono tra i migliori under-23 al mondo, ma Mancini sa di non poter contare soltanto su loro: “Certo ora abbiamo Kovacic, Shaqiri e Icardi ma non solo: penso per esempio a Juan Jesus e Dodo. Poi la primavera con giocatori come Bonazzoli“.
Thohir vuole un’Inter forte e giovane e sa di dover puntare su settori giovanili per renderla tale: “La formula della mia Inter sarà lanciare giocatori delle giovanili, comprare le stelle del futuro e affiancare loro gente dalla sicura esperienza. Se arriveranno offerte per i nostri talenti le ascolteremo ma non siamo per niente obbligati ad accettarle. Sono importanti per il nostro presente e futuro”.
Il mercato di gennaio ha già messo a segno alcuni colpi importanti, ma non si è ancora chiuso. La dirigenza potrebbe riservarci ancora colpi di scena, intanto il presidente punta a sfoltire una rosa di 28 innesti e preferisce non scendere nei dettagli: “Abbiamo un po’ di tempo da qua al 2 febbraio ed in ogni caso abbiamo già fatto un po’ di operazioni con buon anticipo. E’ diverso dallo scorso anno, quando prendemmo negli ultimi giorni Hernanes e D’Ambrosio. Ad ogni modo, da un lato ci sono le limitazioni del fair play finanziario, dall’altro le regole che dall’anno prossimo limiteranno a 25 il numero massimo di giocatori in rosa, e noi ora ne abbiamo 28. Dobbiamo farci trovare preparati. Ci guarderemo intorno per vedere se ci saranno altre opportunità, ma non voglio scendere nei dettagli; sarà anche una questione di opportunità e faremo di tutto per farci trovare pronti e magari trovare quei giocatori che possono completare la rosa”.
Dunque non si tratta soltanto di mercato in entrata, ma anche in uscita. Qualcuno potrebbe andar via già a in questi giorni: “Dipende dalle situazioni: se ci dovesse essere l’interesse per qualcuno da parte di altri club, ascolteremmo la cosa. Ma poi accettare l’offerta o no è una nostra decisione. Dobbiamo guardare in faccia alla realtà e ricordarci che, come ho detto, dobbiamo avere una rosa di 25 giocatori e un’età media di 26.5 anni”.
Oltre all’obiettivo terzo posto, c’è anche l’Europa League, nella quale bisogna arrivare più avanti possibile e comportarsi da Inter: “Per diventare i migliori, dobbiamo sempre puntare al meglio. L’Europa League è sicuramente una competizione molto dura, e noi vogliamo fare quanta più strada possibile, a cominciare dai sedicesimi contro il Celtic, e magari riuscire ad arrivare fino in fondo. Vogliamo sempre fare il meglio, non so dove riusciremo ad arrivare ma una cosa è certa, ci sentiamo in obbligo di cercare sempre il meglio“.
Thohir risponde anche alla domanda goliardica dei giornalisti, i quali vorrebbero vedere un talento indonesiano indossare la maglia a strisce nere e blu: “Dipende soprattutto dal talento dei giocatori, non sono io a stabilire se un giocatore sia o non sia buono per noi. Ma chissà, magari presto spunterà un fenomeno indonesiano, chi può dirlo?”.
Occhio, infine, alla Coppa d’Asia, dove vi sono osservatori speciali per adocchiare talenti per il futuro della società: “Li avevamo mandati anche l’estate scorsa in Brasile per la Coppa del Mondo ed ottenuto qualche risultato. Certamente dobbiamo farlo in maniera continuativa, ma è ancora troppo presto per commentare possibili obiettivi”.
Fonte: goal.com