E’ risaputo che nel calcio, così come nello sport e nella vita in generale, quando le cose vanno male tutto gira storto e puntualmente quando pure sembra esserci uno spiraglio di luce, una speranza, tutto svanisce nuovamente nel modo più crudele possibile.
Emblematico, per questa fase che sta vivendo l’Inter, lo sviluppo e l’epilogo della partita giocata contro il Napoli in Coppa Italia in cui l’Inter ha mostrato nel giro di poco tempo il meglio e il peggio di sè.
Certo, quell’attaccante che ti ha punito è comunque Higuain che raramente non è freddo davanti alla porta e peraltro non è stato il solo Ranocchia a essere poco concentrato visto che erano in quattro nella zona del Pipita e tutti si sono fatti trovare impreparati da una banale rimessa laterale a 30 secondi dalla fine.
Indubbio che se il capitano non avesse lisciato quel pallone forse ora si starebbe parlando di altro ma, come riportato da La Gazzetta dello Sport, non è fruttuoso in un momento come questo puntare il dito contro un solo giocatore quando come dichiarato da Mancini stesso, l’errore individuale può capitare a tutti e questa squadra, come gruppo, deve cercare di uscire dal momento di crisi.
La rosea analizza il momento del numero 23 nerazzurro e fa notare come a quasi 27 anni il difensore interista resti ancora una sorta di pilastro incompiuto in quanto non ha mai trovato una sicurezza definitiva e una condizione tale da diventare il vero erede dei grandi difensori del passato recente di questo club.
Ai tempi del Bari era considerato il gemello di Bonucci, forse addirittura più tecnico e attento del suo ex compagno ma poi quando le strade dei due si sono divise, il primo è entrato a far parte della Juventus degli scudetti e dei record mentre Ranocchia è ancora alla ricerca della sua reale dimensione all’Inter e più di una volta è stato autore di ingenuità che sono costate gol subiti e sconfitte.
Cercando di essere oggettivi in realtà si può osservare come sia molto più “semplice” fare il proprio mestiere in un ambiente in cui si vince e gira tutto nel verso giusto mentre è ben più arduo cercare di imporsi laddove si fatica in ogni partita a fare risultato e a trovare un’identità di gioco. Questa rappresenta una sorta di leggera attenuante per il difensore ex Bari e Genoa nei confronti del suo collega Bonucci.
Più volte Ranocchia è stato vicino anche all’addio come quando proprio la Juventus di Conte aveva cercato di acquistarlo nell’estate del 2013 poichè il tecnico leccese aveva già allenato il difensore all’Arezzo e al Bari. Ancor di più nel gennaio 2014 quando l’Inter l’aveva messo sul mercato per fare cassa e non perderlo a parametro zero nel giugno 2015 e l’accordo con il Galatasaray sembrava ad un passo. Coincidenza, sulla panchina dei turchi sedeva un certo Roberto Mancini.
In seguito alla possibilità concreta di lasciare l’Inter è iniziata la sua risalita con alcune prestazioni positive e addirittura la promessa della pesante fascia di capitano dopo il ritiro di Javier Zanetti. Peraltro con la società il giocatore ha anche raggiunto l’accordo per il rinnovo del contratto fino al 2019 con ingaggio di circa 2 milioni di euro e l’annuncio arriverà nei prossimi giorni.
Nonostante tutto però la solidità difensiva continua a mancare forse perchè Andrea non ha ancora in sè doti da leader e non riesce a gestire l’intero reparto come dovrebbe fare da difensore più esperto e capitano. Piangere sul latte versato è sempre inutile e domenica sera a San Siro arriverà il Palermo, altra squadra insidiosissima il suo bomber Dybala che soltanto una gara accorta e volitiva potrebbero arginare e senza dubbio anche se la stagione dell’Inter è ormai compromessa, Ranocchia ha ancora dalla sua parte il tempo per riscattarsi e mostrare finalmente ai critici le sue qualità.