Piero Ausilio è stato premiato quest’oggi ai TMW Awards come miglior direttore sportivo dell’anno, tenuti quest’oggi al Botinero, ristorante argentino di Zanetti e Cambiasso. Le trattative condotte quest’anno, a partire dalla scorsa estate fino all’ultimo giorno di mercato invernale hanno convinto i tifosi a premiarlo. Lavorare senza fondi cospicui è sempre difficile, ma ancora di più lo è quando bisogna rifare una squadra in un mese e andare a prendere giocatori importanti come Shaqiri o Podolski. Ecco le parole raccolte da SpazioInter.
“I nomi dei miei predecessori sono importanti, spero di poter ripercorrere le loro carriere. Sono giovane ma sono nel calcio da tanti anni. Ho fatto tantissime esperienze in questi anni, ho fatto tanto, sacrifici e con impegno, so da dove arrivo. Adesso posso anche godermi questo riconoscimento, che mi riempie d’orgoglio perché arriva dalla gente”.
DEDICA DEL PREMIO
“Dedico il premio alla mia famiglia. Grazie a loro, che mi hanno supportato. Più che per interesse economico l’ho fatto per passione. Mio padre e mia madre sono stati un grande supporto. Ora ho due bambini e una moglie, che supportano la quotidianità. I figli li vedi crescere poco tempo, ti devi accontentare. Io ho smesso da giovane di giocare a calcio, volevo fare l’allenatore, devo ringraziare il presidente Peduzzi, che mi ha indirizzato verso questa carriera”.
CARRIERA
“Sono arrivato all’Inter come segretario del settore giovanile. Tutte le esperienze precedenti sono state importanti. Oggi mi porto dietro 17anni di questo duro lavoro condotto. Non sarei lo stesso se non avessi fatto questo percorso, passando dalla Pro Sesto. Non posso dimenticare gli insegnamenti avuti e le persone che mi sono state vicine”.
“Il periodo difficile è tutto i giorni. La strada intrapresa con l’Inter ora è dura, ma sarà una gioia quando riusciremo a realizzare i nostri obiettivi. Gioie anche a livello giovanile, primavera e allievi. A Madrid non ero il direttore sportivo, ma ho dato una mano a costruire quella squadra, nel mio piccolo. Poi ricordo tutti i giocatori che abbiamo scoperto. La più bella, poi, sono i primi che arrivano in mente, quelli che sono arrivati in nazionale come Bonucci, ma fare un torto a tutti gli altri come Bolzoni, ma anche Siqueira”.
INFORTUNIO DA GIOCATORE
“Non sono diventato un giocatore a causa infortunio. Non ho la prova per dire quello che sarei potuto diventare. La prima cosa che pensi, a 17 anni, è quella di mollare tutto. Il presidente della Pro Sesto mi convinse a fare altro. E da lì ha dato il la alla mia carriera. Lui era convinto delle mie capacità. Sta di fatto che ci ha visto bene. Balotelli per me fu il trasferimento più particolare. Riuscì a definire il suo trasferimento in un giorno. Fermai il suo trasferimento al Bellinzona, convinsi la famiglia che il progetto Inter era il meglio per lui. Già allora era un ragazzo talentuoso ma anche molto vivace, tanto che proposi al Lumezzane di farlo in prestito con il diritto di riscatto. Partì negli allievi, non gli si regalava nulla. Dopo 3 mesi in primavera e dopo 6-7 mesi in prima squadra”.
INTER DELUDENTE
“Vinto nonostante i problemi in classifica dell’Inter. La situazione estiva era particolare, a causa dei problemi finanziari, eravamo visionati dalla UEFA. Il mercato è stato fatto con obblighi e situazioni dovuti a queste difficoltà. Abbiamo puntato in questo caso su giocatori che potevano essere delle scommesse caratterialmente, ma dal punto di vista tecnico sono indiscutibili. Parlo di Osvaldo che quando ha giocato ha fatto bene. Poi si è rotto qualcosa e le strade si sono divise. Non rinnego le nostre scelte. Abbiamo preso Medel, utile anche alla causa Mancini. Unico vero investimento estivo, tutti gli altri sono stati presi con situazioni particolari. Medel aveva su di se molti occhi di club europei. Quello di gennaio è stato un po’ più brillante, ma perché siamo andati su giocatori che seguivamo tramite il lavoro di scouting di tutto il settore. Abbiamo colto le opportunità come Shaqiri e Brozovic, anche loro a ottime condizioni, quando potremmo pagarli, anche ad un valore minore di quanto in realtà potranno valere”.
PERIODO DIFFICILE INTER
“Arrivare all’Inter in questo periodo è stimolante. Con Branca ho lavorato per tanti anni e anche io, ripeto, ho avuto la fortuna di costruire l’Inter che vinse tutto. Ora i tempi sono diversi e bisogna lavorare con fantasia. Dobbiamo cercare giocatori che non sono Top Player ma che possono divenetarli con noi”.
ICARDI
“Non penso non esulti a causa del rinnovo. Mauro è un ragazzo istintivo. Lui pensa solo ai gol. Fa delle cose che altri non penserebbero nemmeno. Quando non gioisce non si gode la gioia del gol fino in fondo. Per un attaccante il gol corrisponde al massimo e bisognerebbe goderselo un po’ di più. Per lui guadagnare di meno rispetto a quello che nella sua testa reputa di meritare non è un problema. Ha dato questi impegni ad altri. È un ragazzo molto serio, che vive da 40 enne come ha detto lui. Vive in casa con 4 bambini e una moglie, dedica a loro tutto il tempo che non dedica al campo. È un ragazzo che alla domenica fa gol e questo è quello che importa a noi. Noi ci siamo già visiti, i tempi sono diversi da procuratore a procuratore e da giocatore a giocatore. L’anno scorso ha firmato per 5 anni, senza sapere quello che sarebbe potuto diventare. Forse era tanto l’anno scorso ed è poco adesso. Ora stiamo parlando di un rinnovo che non ha delle urgenze, scadendo nel 2018. Se scadesse nel 2015 – 2016 ci incontreremmo ogni settimana. Avendo un procuratore che vive all’estero bisogna organizzarsi per vedersi. Ogni mese ci incontriamo una volta e facciamo passi avanti verso il rinnovo. Noi vogliamo legarci a lui e lui ha scelto l’Inter. Quando è arrivato ha scelto l’Inter perché pensa sia la sua squadra ideale, a discapito di altre realtà sia italiane che estere. Se glielo chiedete oggi vi ripeterà la stessa cosa”.
13 PUNTI in 11 GIORNATE
“Potevamo scegliere una strada più corta e veloce, abbiamo lavorato fino all’altro giorno con un altro modulo e mentalità. Moduli che Mancini conosce e applicati al Manchester City. Potevamo continuare su questa strada, mentre abbiamo deciso di cambiarla, che non ha pagato da subito, ma è un percorso che ci darà soddisfazione. Era giusto agire così perché le idee dei due mister erano e sono differenti. Non ci si poteva aspettare che la squadra si esprimesse al massimo sotto le nuove direttive tattiche di Mancini, se no non esisterebbero i ritiri. Lui ha dovuto lavorare così, giocando le partite. Però, quello che va al di là dei punti, che sono pochi rispetto alle aspettative, sono il gioco delle ultime partite. A Napoli abbiamo perso giocando alla grande, con il Torino abbiamo perso su un calcio d’angolo sul finale. Poi bene le prestazioni condite con i punti contro Genoa e Palermo. Questa è la strada che dobbiamo continuare a seguire”.
PODOLSKI
“Partito male, ma vedremo alla fine. Partito bene con la Juve, poi ha pagato il fatto che non giocava da tanto tempo. Non ha dimenticato come si gioca a calcio. È un campione del mondo e vedremo il vero Podolski a breve”.
DIFFERENZE MORATTI – THOHIR
“La quotidianità di Moratti. Vive l’Inter oltre le logiche dell’azienda. Thohir si sta appassionando, anche tramite le tecnologie, dimenticandosi anche degli orari. Tornerà per Inter – Celtic”.
LITE JUVE – MILAN
“Io sono laureato in giurisprudenza, mettiamo in chiaro i titoli. Quando si parla di Milan e Juve per me sbagliano sempre entrambe. Non bisogna mai perdere stile e rispetto. Se si sbaglia non bisogna dimenticarsi i modi di essere. All’Inter non ce lo dimentichiamo, mai, tra vittorie e sconfitte. Io, finita la partita, cerco sempre di tenere i toni giusti e il rispetto, pesando quello che si dice. Non si dovrebbe mai dare il cattivo esempio”.