Guarin, da oggetto misterioso a vero trascinatore di questa Inter

Troppe volte si è parlato di Fredy Guarin come di un giocatore particolare, dalle grandi potenzialità ma spesso inespresse. I suoi punti di forza sono numerosi, a partire dalla tecnica abbinata a una grande forza fisica, ma nei suoi primi tre anni di Inter il colombiano è stato spesso sotto i riflettori più della critica che degli apprezzamenti.

In realtà durante la stagione 2012-2013 quando alla guida dell’Inter c’era Andrea Stramaccioni, l’ex Porto aveva dimostrato davvero il suo volto migliore disputando una grande annata con dieci gol totali all’attivo fra campionato, Coppa Italia ed Europa League e un gran numero di assist con cui si era imposto nell’assetto tattico del giovane tecnico nerazzurro.

Quel grande temperamento, quell’esplosività che a volte lo rende imprendibile o insuperabile nel contrasto fisico e quella vivacità che tanto l’avevano fatto apprezzare in principio, si sono però affievoliti nella scorsa stagione quando nel 3-5-2 di Mazzarri il Guaro era comunque considerato un giocatore importante (paragonato ad Hamsyk nel ruolo che l’allenatore voleva attribuirgli, facendo un parallelo con l’impostazione mazzariana del Napoli) ma le prestazioni non sono mai state all’altezza delle aspettative.

Qualche gol segnato ma anche tanti errori, soprattutto in fase di impostazione quando spesso Fredy si intestardiva in dribbling o giocate individuali che lo rendevano avulso dal resto del gioco e che talvolta hanno portato Mazzarri a escludere il colombiano dall’undici iniziale. 

Sicuramente il momento più buio della sua avventura all’Inter è stato vissuto nel gennaio 2014 quando Guarin è stato vicinissimo all’approdo alla Juve e solo la pressione della tifoseria e la decisione finale di Erick Thohir hanno evitato il tanto temuto trasferimento che a un certo punto sembrava davvero cosa fatta.

Arriviamo così a quest’anno. Si parte sempre con Mazzarri e il suo 3-5-2 ma per Guarin c’è poco spazio in quanto gli vengono spesso preferiti Kuzmanovic, Hernanes o Kovacic e il colombiano si mette in evidenza principalmente quando segna entrando a gara in corso come fatto contro Sassuolo e Napoli nel girone d’andata.

Vero spartiacque nella sua vita nerazzurra arriva quando con l’avvicendamento sulla panchina nerazzurra fra Mazzarri e Mancini  cambia radicalmente l’importanza del giocatore per la squadra. Inizialmente diventa partner preferito di Medel nel 4-2-3-1 manciniano dove peraltro il Guaro si adatta nonostante le numerose differenze tattiche rispetto alle sue abitudini.

Poi la striscia negativa che ha portato Mancini al cambio di modulo passando al 4-3-1-2 ha davvero restituito all’Inter il vero Guarin, quel giocatore che ai tempi del Porto aveva attirato l’attenzione di tutta Europa e che troppo spesso a Milano aveva deluso. Piazzato come interno nei tre uomini in mezzo al campo si è rivelato migliore in campo contro Palermo e Atalanta timbrando per ben tre volte il cartellino e siglando 2 assist.

La possibilità di attaccare con minori responsabilità difensiva ha infuso grande tranquillità e fiducia al colombiano che quest’oggi sul campo dei bergamaschi è stato a dir poco straripante in quanto a presenza, visione di gioco e ,oggi è lecito dirlo, classe.

Questo perchè bisogna ammettere che i due gol con cui ha trafitto Sportiello sono davvero da grande giocatore e con queste due perle il colombiano è salito a quota 5 reti in campionato (eguagliando il record personale stabilito col Porto nella stagione 2010-11) e si è dimostrato quel giocatore che forse, per troppo tempo, i tifosi nerazzurri hanno desiderato.

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