C’era una volta il calcio, quello bello che faceva parlare di sé per il campo e non per la vita mondana di chi lo pratica.
C’era una volta il calcio italiano, quello dei grandi campioni che nell’apice della loro carriera decidevano di venire nel Bel Paese, perché qui il pallone era il più bello.
C’era una volta l’Inter, quella di Massimo Moratti, che esattamente vent’anni fa (come il numero di maglia del suo prediletto Recoba), il 18 febbraio 1995, divenne presidente della società che era stata di suo padre, e che negli anni a venire gli avrebbe regalato dolori fortissimi e gioie immense.
E’ un compito arduo riassumere in poche righe quello che Moratti ha vissuto da quando è stato a capo della società nerazzurra: vittorie, delusioni, rinascita, sconfitte. Questa storia può considerarsi molto simile alle montagne russe: ci sono salite e discese, mai un momento tranquillo.
GLI INIZI, POCHE GIOIE E TANTE DELUSIONI – La parentesi di Massimo Moratti non inizia nel migliore dei modi: le vittorie, nonostante sborsi economici ingenti, stentano ad arrivare. L’unica gioia arriva nel 1998, quando a Parigi l’Inter batte la Lazio nella finale di Coppa Uefa con un secco 3-0. Da lì in poi il buio, con una squadra che deve ripartire sì da una vittoria, ma anche dalla cocente delusione di aver fallito (anche a causa di un arbitraggio a dir poco discutibile) il match contro la Juventus che avrebbe permesso ai nerazzurri di scavalcare la Vecchia Signora e che avrebbe potuto, potenzialmente, rendere l’Inter dopo anni di attesa di nuovo Campione d’Italia. Fallimenti su fallimenti, e poi, probabilmente, la delusione più grande. Il 5 maggio 2002, allo Stadio Olimpico, l’Inter può vincere lo scudetto battendo la Lazio: ma i biancazzurri, all’epoca allenati da Zaccheroni, sconfiggono 4-2 l’Inter (anche a causa di un primo tempo da film horror di Gresko), a cui non bastano le reti di Vieri e Di Biagio. I nerazzurri vengono scavalcati dalla Juventus (Campione d’Italia) e anche dalla Roma. Partita che trafisse il cuore di tutti i tifosi, ma soprattutto del supporter numero 1.
LA RINASCITA – Dopo anni senza successi, l’Inter ritrova lo scudetto quando, nell’ambito di Calciopoli, i due campionati del 2004/2005 e del 2005/2006 vengono tolti alla Juventus: uno verrà revocato e non avrà mai un vincitore, l’altrò verrà assegnato all’Inter. Da lì l’ascesa: la Juventus riparte dalla Serie B, l’Inter di Mancini ingrana (anche grazie ad acquisti del calibro di Maicon, Ibrahimovic, Vieira) e inizia a vincere. Il culmine sarà poi, ovviamente, il Triplete con Josè Mourinho. La notte di Madrid resta indimenticabile, ma da lì in poi l’Inter cadrà di nuovo nel baratro delle sconfitte: le ultime gioie restano la Supercoppa Italiana e il Mondiale per Club (con Benitez) e la Coppa Italia del 2011 (con Leonardo).
(DI NUOVO) LE SCONFITTE E LA CESSIONE – Dopo periodi bui, Moratti prova ad affidare la squadra al rampante Stramaccioni, fresco vincitore della NextGen con la primavera. Dopo anche questo esperimento fallito, decide di affidarsi al navigato Mazzarri. Ma la parentesi da “capo” dell’Inter è ormai al termine: il 15 ottobre 2013 vende le quote di maggioranza della società.
GLI ACQUISTI – Moratti è stato sicuramente un grande presidente, ma ancor prima era un grandissimo tifoso: è per questo che nella sua lunghissima parentesi interista ha speso fior di quattrini, che non sempre hanno portato a delle vittorie. Hanno indossato la casacca nerazzurra fuoriclasse del calibro di Ronaldo, Zanetti, Zamorano, Baggio, Vieri, Toldo e del suo pupillo Recoba. Gente con qualità enormi ma che hanno riempito ben poco la bacheca dei trofei nerazzurra. Molto più fortunati gli anni di Ibrahimovic, Cambiasso, Stankovic, Samuel, Zanetti (si, lui c’era sempre, sia quando si perdeva che quando si vinceva), a cui dopo si sono aggiunti Eto’o e Milito.
Alti e bassi, (tanti) soldi spesi bene e male, vittorie che resteranno negli annali e brucianti sconfitte. Sta di fatto che l’Inter di Massimo Moratti resterà per sempre nella storia del calcio.
“La società è unica, perché legarsi all’Inter vuol dire essere pronti a vivere una vita emozionante, costantemente emozionante. È come quando qualcuno fa un viaggio d’avventura, non è un viaggio comodo, è un viaggio che può essere scomodo ma che ti dà tante di quelle emozioni che ti rimane in mente. Questa è l’Inter. Il viaggio con l’Inter è di questo tipo“. (M. Moratti)