Sbarcò a Milano nell’agosto del 1995, quasi per sbaglio, insieme ad un certo Sebastian Rambert. Stesso ciuffo ordinato, stessa educazione ed eleganza di oggi, 16 anni dopo. Questo è Javier Adelmar Zanetti, il capitano nerazzurro che a 38 anni suonati, stasera nel big match di San Siro contro la Roma di Luis Enrique raggiungerà Giuseppe Bergomi come recordman di presenze con la maglia dell’Inter. Ovviamente, per il “Tractor”, questo non può che essere un nuovo punto di partenza per incrementare le sue cifre da vero totem del calcio mondiale.
Esordì nel mondo del calcio nel 1991, anno in cui il Talleres lo schierò titolare nel campionato giovanile. L’anno successivo passò in prima squadra, sommando 33 presenze e siglando una rete. Nel 1993 approdò nella massima serie, al Banfield, con cui giocò 37 partite segnando una rete. Dopo un’altra stagione con gli argentini (29 presenze e tre gol), fu acquistato dall’Inter, voluto dal presidente Massimo Moratti su segnalazione di Antonio Angelillo. Esordì in Serie A il 28 agosto 1995 in occasione di una partita contro il Vicenza, vinta dalla sua nuova squadra per 1-0 con gol di Roberto Carlos. Le 32 partite disputate e le due reti segnate, lo portarono a essere titolare dei nerazzurri, diventandone capitano nel 1999 dopo il ritiro dal calcio giocato di Giuseppe Bergomi. Il primo trofeo arrivò nel 1998 con la Coppa Uefa vinta nella finale di Parigi contro la Lazio 3-0, dove tra l’altro segnò un gol spettacolare da fuori area.
Sembrava l’inizio di una serie di vittorie, ma purtroppo per l’Inter iniziò un periodo difficile, con decine di allenatori e giocatori che si alternavano alla ricerca della giusta strada, che venne intrapresa solo con l’approdo in nerazzurro di Roberto Mancini. Dopo la Coppa Italia sollevata al cielo di Milano nel 2005, per Zanetti fu un continuo susseguirsi di successi tra coppe nazionali e campionati, fino ad arrivare sul tetto d’Europa e del Mondo nel 2010, ovviamente sempre da protagonista.
In 16 anni di nerazzurro, mai una discussione con allenatori o dirigenti, sempre disponibile in campo, vero e proprio leader dentro e fuori dal rettangolo di gioco. Le offerte dai maggiori club mondiali in questi anni non sono mancate, soprattutto nel 2000, quando il Real Madrid era disposto a follie pur di portare al Santiago Bernabeu il terzino destro più forte del mondo. Invece no. Nonostante le stagioni difficili, Javier era convinto di potersi togliere grosse soddisfazioni con la maglia dell’Inter. E così fu.
Ed è per questo che noi oggi, dopo 756 partite, ti ringraziamo Capitano, per quello che sei stato, che sei e per sempre resterai: una leggenda della storia nerazzurra.