La settimana successiva a una sconfitta è sempre molto difficile da gestire. Lo è ancor di più se il tabellone dello stadio a fine gara segna 4-0 per la squadra avversaria. A preoccupare i tifosi, però, non è tanto il risultato in sè (seppur umiliante), quanto la scarsa voglia di lottare evidenziata dalla squadra, quasi impotente di fronte alla foga dei giallorossi e già rassegnata dopo solo 12 minuti di gioco.
Nel corso di questa stagione la nostra “Pazza Inter” sfortunatamente ci ha abituato a risultati simili: Novara-Inter 3-1 e Inter-Napoli 0-3 sono macchie indelebili nel nostro recente passato; ma se in quelle occasioni era stato facile individuare in Gasperini e Rocchi gli unici capri espiatori che avevano permesso di mantenere un po’ di ottimismo e trovare qualcosa di salvabile, questa volta la situazione è diversa.
Una domanda scuote il popolo nerazzurro: cos’è successo e, soprattutto, di chi è la colpa? Come sempre, dopo una sconfitta pesante, la cosa più facile è individuare nell’allenatore il principale responsabile della debacle. Mister Ranieri, come d’incanto, da “aggiustatore” e da uomo dei miracoli, capace di trascinare l’Inter dalle zone basse della classifica fino al quarto posto, si è trasformato in un incompetente. La pozione magica di Sir Claudio sembra aver terminato i suoi effetti positivi e nel giro di pochi giorni il tecnico testaccino è tornato “un vecchio di 70 anni che nella sua carriera ha vinto solo qualche coppetta” (cit. Mourinho).
Ma siamo sicuri che sia solo colpa sua? E’ vero, gli errori tattici ci sono stati e spesso la squadra si è comportata da provinciale, ma gettare fango solo da una parte è sbagliato e controproducente. Sembra un film già visto, anche se con attori diversi. Dopo il mercato di gennaio, infatti, e’ impossibile non sottolineare l’ennesima opera di delegittimazione messa in atto dalla società, che ha confermato le sensazioni estive sull’assenza di un progetto per il futuro. Ranieri ha avuto lo stesso peso di Benitez e Gasperini, cioè nullo. Aveva consegnato le chiavi della sua Inter a Thiago Motta e aveva chiesto un esterno sinistro per completare il centrocampo, ma i dirigenti nerazzurri non sono riusciti ad assecondarlo, indebolendo una rosa già fragile e carente a livello qualitativo.
In questo modo, senza un condottiero capace di godere di stima incondizionata, diventa difficile gettare solide basi per un nuovo ciclo. Gli ultimi a godere di questo beneficio furono Mancini e Mourinho, non a caso i due artefici del lustro di gloria (dopo il buio). La ricostruzione parte dalle fondamenta ed è bene che in corso Vittorio Emanuele qualcuno inizi a schiarirsi le idee.