The show must go on ma in realtà è finito

No al calcio moderno no alla Pay tv…”.

Fino a qualche anno fa da molte curve degli stadi italiani si sentiva intonare a gran voce questo coro. I tifosi più caldi delle squadre italiane rimpiangevano uno sport a portata d’uomo con valori quali la rivalità, l’attaccamento alla maglia ed il sacrificio.

Questo succedeva quando il “sistema calcio Italia” era tra i precursori delle partite in pay tv e dei diritti televisivi alle squadre. Da quel momento nulla è stato più come prima. I più forti calciatori al mondo facevano la fila per giocare nel Bel Paese, le società attuavano finanza creativa, ingaggi da capogiro, spese folli e…e purtroppo nulla più!
Si pensava che questo sistema non potesse finire mai, che la bolla non sarebbe mai scoppiata, ma gli stadi iniziavano a svuotarsi, la gente ad allontanarsi dall’amato sport ed i conti a non tornare.
Gli addetti ai lavori, i tromboni della prima e dell’ultima ora, gli esperti e gli strateghi italici non si preoccupavano di nulla e pensavano solo a lodare un sistema malato che li arricchiva ed esportava spettacolo ed apparenza di opulenza.

Sono gli stessi che ancora oggi parlano e strillano dimenticandosi che la bolla è esplosa, la crisi impera ed il sistema è fallito. Da essere i precursori di business ad essere esclusi dallo spettacolo. Nessuno ha capito, o ha fatto finta di non capire, che oltre i diritti tv, lo spettacolo doveva essere globale.

Si doveva puntare ad impianti moderni ed accoglienti, andava eliminato una volta per tutte il problema della violenza negli stadi, andava incentivato lo sport a portata di famiglie, il fair play dentro e fuori dal campo, andavano curate le scuole calcio di provincia e si doveva capire che se di business e spettacolo si deve parlare questo negli anni 2000 è globale e quindi internazionale.

Ma si è solo pensato ad ingrossare le tasche già piene dei soliti noti ed ora, incredibilmente, il perverso gioco è lo stesso, solo con molti meno danari. Il nostro povero calcio è stato distrutto dallo scandalo calciopoli, da fallimenti e recuperi dell’ultimo momento, da pochi scalmanati ma ben inseriti personaggi che tengono in scacco stadi e società intere.

Oggi tra bigliettini ambigui trovati nelle panchine della Serie B, telefonate di esponenti importanti che ordinano promozioni e retrocessioni, una squadra fallita e rassegnata che gioca partite inesistenti in Serie A, arresti di strani presidenti di squadre fantasma e stadi deserti lo show che doveva andare avanti ad ogni costo si è desolatamente spento.

Per dare solo qualche dato, la media spettatori, già palesemente bassa, della stagione 2013/2014 con 23481 presenze è stata largamente superata da quella della stagione in corso con 21855 presenze.
Il modernissimo stadio olimpico di Roma che ospitava la seconda in classifica contro la squadra rivelazione del campionato era tristemente semivuoto, lo stadio San Siro che ospitava la Beneamata contro il Cesena contava ben 28000 spettatori.
Per parlare di conti e fatturato, basti pensare che le prime due squadre italiane del ranking FIFA insieme, non fanno il fatturato del solo Real Madrid.
Continuano a parlare di chi conduce lo show senza rendersi conto che è già chiuso.

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