Una squadra limitata: su chi puntare per l’anno prossimo?

La sconfitta col Wolfsburg porta già tempo di bilanci nell’ambiente nerazzurro. Un’altra stagione si chiuderà senza gioie o soddisfazione, tanti giocatori hanno nuovamente fallito la possibilità di dimostrare di valere una certa maglia e determinati palcoscenici. L’impressione finale che si è avuta sia a caldo, vedendo la disfatta in atto, ma anche a freddo, dopo aver metabolizzato il tutto dopo il triplice fischio, è che questa squadra sia semplicemente limitata. Limiti che sono di natura caratteriale e mentale, ma anche tattici e tecnici. E’ difficile stabilire quali sono quelli che, in primis, determinano questo continuo naufragare: è la testa che non permette di esprimere il massimo delle proprie possibilità o è l’incapacità dei mezzi a disposizione che non fa compiere un salto definitivo a livello mentale, fondamentale per iniziare a lottare per obiettivi importanti, per orizzonti che,ancora una volta, si presentano troppo lontani e irraggiungibili per un po’ di tempo? La squadra prova a dare quel che possiede, ma non basta perché è insufficiente. La conseguenza logica è il non riuscirci. 

Può sembrare una frase struggente, che lasci poche speranze, ma la realtà dei fatti non pare discostarsi da ciò. Se da diversi anni è diventata un’impresa aprire un filotto consecutivo di vittorie, se ormai qualunque squadra può presentarsi a San Siro con la concreta possibilità di fare risultato pieno, se rimontare un risultato diventa ogni volta come scalare un Everest, se mai si scende in campo con la giusta concentrazione e il doveroso approccio sin dall’inizio, significa che le risorse a disposizione non sono sufficienti. Urge una riesamina approfondita dei giocatori sui quali si è voluta e si vuole costruire una squadra in cerca di rilancio. Saranno in grado di evolversi, di riportare l’Inter ai fasti più volte toccati nella sua storia?

I dati più allarmanti riguardano la difesa: Ranocchia e Juan Jesus funzionano a corrente alternata.  A volte sbaglia uno, a volte l’altro. Possibile che non riescano mai ad azzeccare una partita assieme? Lo svarione sul goal di Caligiuri è assurdo. Possibile che il brasiliano non abbia pensato di dover andare in marcatura di un giocatore libero davanti la porta? Limite tattico, ma anche mentale. La scusante del modulo cambiato non è più valida. Ormai sono mesi che si insiste sugli stessi meccanismi, senza che siano stati recepiti. Forse il problema sta proprio in chi li deve recepire. Anche i terzini sono un dilemma, eccetto Santon. Campagnaro è oramai improponibile e se ne andrà dopo la scadenza del contratto, così come Jonathan. Il brasiliano però, falcidiato da problemi fisici come Nagatomo, sarebbe stato molto utile alla causa, soprattutto se si considera l’immaturità tattica di Dodò e i livello di D’Ambrosio, un buon mestierante e nulla più.

Il centrocampo è un enigma: Kovacic, Hernanes, Guarin, Brozovic e Medel sono nomi che, almeno sulla carta, hanno poco da invidiare alle maggiori squadre italiane, scartata la Juventus. Se il cileno non fa mai mancare le sue qualità di temperamento, saggezza tattica e recupero palla, non si può dire che tutto ciò possa bastare. Chi è deputato a portare la qualità non riesce a trovare continuità: Guarin, Hernanes e Kovacic funzionano ad intermittenza. Il colombiano sembra aver trovato la sua collocazione ideale, ma da anni è in un limbo dal quale non riesce mai a venir fuori del tutto. Hernanes non è il crack che ci si aspettava poco più di un anno fa e Kovacic, dopo Mazzarri, è incappato in un nuovo equivoco tattico. Possibile che finora sia stato schierato in ruoli che poco gli appartengono? L’impressione è che, detto francamente, debba svegliarsi caratterialmente. E’ però lecito continuare a concedergli fiducia, vista la giovane età e l’interesse manifestato da vari top club europei. Gli altri due? Se arriveranno offerte congrue al loro valore, sarà giusto prenderle in considerazione. Da San Siro son partiti giocatori che avevano fatto molto di più con questa maglia addosso. Inoltre, il problema del monetizzare sarà anche una costante della prossima estate. Con un po’ di soldi in cassa, sarà il caso di prendere un regista che sappia impostare e vedere il gioco come i vari Guarin e Kovacic non hanno ancora imparato a fare.

Problema del monetizzare che, si spera, non sia risolto con la cessione di Icardi. Non è (ancora) il tipo di attaccante che può caricarsi la squadra sulle spalle e risolvere ogni problema, ma il suo fiuto per il goal è prezioso e imprescindibile per qualunque squadra voglia puntare al successo. Un goleador fa parte dei pilastri di ogni gruppo vincente. Attorno a lui Shaqiri è una garanzia, mentre Palacio, liberato dal fardello del dolore alla caviglia, ha dimostrato la sua importanza e di poter dare ancora un buon apporto nel futuro imminente. Una seconda punta in grado di offrire fantasia, goal e giocate dovrà essere una delle priorità, anche se questo appare il reparto messo meglio rispetto agli altri. Il mercato di gennaio deve essere ripreso e ripercorso: tutti i giocatori arrivati, eccetto Podolski, frutto però di un investimento esiguo, hanno risposto bene e possono rivelarsi fondamentale sia per qualità, che per la giovane età. Serviranno altri e nuovi giocatori per costruire una squadra che, al momento, appare un nome blasonato, un vessillo glorioso aggrappato al suo passato. Non c’è la qualità della Juve, il carattere del Torino, l’organizzazione impeccabile della Fiorentina o il gioco della Lazio. Lavoro duro e rinforzi: ecco il giusto binomio per uscire da anonimato e limitatezza. 

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