Dopo la vittoria di Napoli di una settimana fa, l’Inter aveva cacciato via gli spiriti maligni che la seguivano dall’inizio del nuovo anno solare. Una squadra abile nel difendersi, pronta a ripartire e precisa nel trovare la zampata giusta con il talento che può offrire in avanti. Sembrava finito il momento no, quello che aveva portato a 4 punti in 4 partite in campionato.
Una settimana dopo, troviamo un’Inter che prima pareggia in campionato con il Carpi a San Siro, poi crolla sotto i colpi della Juventus nella semifinale di Coppa Italia. Juve più forte di noi ma più cinica del Napoli, che con soli 3 tiri verso lo specchio della porta, è già virtualmente proiettata alla finale di maggio.
La squadra che una settimana fa sbancava il San Paolo non era tanto diversa da quella che ieri sera è uscita ko dallo Juventus Stadium. Fino al rigore di Morata era chiaro che Mancini avesse impostato la partita allo stesso modo: teniamo botta, fino almeno alla ripresa e se la Juventus si sbilancia, come con il Napoli, cerchiamo il varco giusto. Il gol nella prima frazione ha rovinato i piani del Mancio, che non ha saputo trovare nei suoi una reazione nella ripresa. Il 2 a 0 arriva su una carambola fortunosa in area e il 3 a 0 che chiude la partita arriva con l’Inter in 10 e in palla, ma questo non giustifica la poca reattività dell’Inter, che in svantaggio non è riuscita a dare ancora di più, ma è crollata anche psicologicamente.
L’Inter non era una corazzata post Napoli una settimana fa e non è una squadraccia adesso, dopo questa sconfitta. L’Inter è una squadra difficile da penetrare, sa mantenere bene la fase difensiva, come dimostrano i gol di ieri più su episodi che per altro. Ma è anche una squadra che davanti crea poco, le manovre d’attacco sono limitate e lente e senza la giocata del fuoriclase, spesso resta a bocca asciutta. Tocca rimboccarsi le maniche, perchè non si può sempre sperare nei miracoli di Handanovic o nei tiri a giro di Jovetic.