Chi l’avrebbe mai detto? Nel weekend calcistico appena concluso i tifosi nerazzurri, oltre a gioire per il ritorno al successo in campionato, saranno sicuramente rimasti a bocca aperta di fronte alla doppietta di Coutinho nel 5-1 dell’Espanyol contro il Rayo Vallecano.
Strano ma vero, il talento brasiliano, dopo due anni non proprio esaltanti nelle file nerazzurre, in Spagna si sta ritagliando uno spazio importante e sta dimostrando tutto il suo valore. Arrivato a Milano nell’estate 2010 e presentato come la stella verdeoro del futuro, l’impatto del baby-brasiliano nel campionato italiano è stato però tutt’altro che rose e fiori.
Come tutta la squadra, accusa il “rilassamento” post-triplete e in due anni colleziona soltanto 19 presenze e 2 gol (Fiorentina 2010-11 e Cagliari 2011-2012), troppo poco per chi avrebbe dovuto raccogliere l’eredità di Mario Balotelli. Dopo tanti infortuni e prestazioni poco brillanti la dirigenza nerazzurra, nel gennaio scorso, decide di mandarlo in prestito all’Espanyol per permettergli di giocare con continuità. Ed ecco che, in un batter d’occhio, sboccia il fiore.
Nell’arco di un mese, Pilippinho colleziona ben 6 presenze e conquista subito il popolo spagnolo grazie a giocate sopraffine (vedere per credere: VIDEO). Una notizia sicuramente positiva per l’Inter, ma che costringe a fare qualche riflessione. Perchè Cou, in un solo mese nella formazione iberica, ha già fatto di più che in un anno e mezzo in Italia? Da Benitez, passando per Leonardo e Gasperini, e arrivando a Ranieri, il brasiliano ha collezionato più panchine che presenze e in quelle poche apparizioni in campo non ha impressionato più di tanto.
Le occasioni comunque ci sono state, ma il salto di qualità che si aspettavano i tifosi non è mai arrivato. Nonostante tutto, però, nessuno ad Appiano si è mai permesso di mettere in discussione le doti del piccolo fenomeno brasiliano (ceduto, proprio per questo, in prestito), ma non pochi avevano palesato delle perplessità sulla sua tenuta fisica, tale da impedirgli di giocare più di un’ora ogni 3 settimane. Che il campionato spagnolo, molto più tecnico e poco fisico, sia più adatto a lui può essere una buona giustificazione, ma diventa altrettanto lecito chiedersi il perchè ad Appiano non ci siano le condizioni necessarie (e, soprattutto, la pazienza) per far maturare certi talenti.
Dopo la poco fortunata esperienza con Santon (il predestinato), su Philippe sarebbe meglio tenere gli occhi bene aperti, per evitare di farsi scappare l’ennesimo gioiellino. Nel così detto “anno di transizione”, magari sarebbe stato più sensato tenere il piccolo Cou a Milano per farlo maturare con il giusto dosaggio e con la giusta calma, e sicuramente sarebbe stato più utile puntare sui giovani, per capire da subito quali siano effettivamente “da Inter”. In attesa del suo ritorno in estate, la speranza è che continui su questi ritmi e che il “Coutinho 2.0” possa diventare una bellissima realtà nerazzurra.