CorSera – Icardi: “Voglio vincere qui all’Inter! Eto’o e Batistuta idoli”

Il Corriere della Sera ha intervistato il capitano dell’Inter Mauro Icardi. L’argentino ha parlato della sua Inter, di come è cresciuto in nerazzurro e della grande voglia di continuare a farlo e a segnare a Milano.

Ha segnato da centravanti puro, tagliando l’area e prendendo il tempo al difensore. Quel movimento si allena o viene naturale?

“Su un cross il vero numero 9 schizza spontaneamente sul primo palo. Poi non tutti hanno la qualità di fare quel tipo di gol. È questione di una frazione di secondo, è la differenza tra uno normale e uno bravo”.

Lei è un centravanti vecchio stampo, cui piace poco giocare spalle alla porta. In questo è diverso da Higuain e Dybala. Le manca quella capacità?

“Da quando c’è Mancini cerco di uscire un po’ di più dall’area, ma stare lì dentro è la mia più grande qualità. L’anno scorso provavo a venire fuori, quest’anno meno: ci sono Ljajic, Jovetic, Palacio che fanno quel lavoro. Preferisco attaccare la profondità e stare dentro l’area”.

Centravanti di riferimento?

“Da bambino Batistuta. Poi sono andato a Barcellona e ho amato Eto’o: in area la metteva sempre dentro, di punta, di petto, di testa, come veniva”.

In serie A capita di affrontare difensori cattivi ma non di alto livello. In Europa deve cambiare modo di giocare?

“In Europa cambiano i sistemi di gioco, l’intensità è diversa, più alta e preferisco quei ritmi. Certo è più facile giocare a basse velocità. Con i più bravi però è più stimolante. E poi io sono un attaccante puro. Più che lo scontro fisico con il difensore cerco di rubargli il tempo alle spalle. Il furto dell’attimo è la mia dote migliore”.

Preferisce giocare con un modulo e giocatori tipo Perisic che fanno molti cross oppure sfruttare l’inserimento?

“Mi viene naturale colpire di testa, provare ad arrivare primo sul pallone. L’anno scorso mi intendevo bene con Kovacic, giocavo più sul movimento dei difensori e mi infilavo dietro tra le linee”.

Pensa di avere qualcosa in meno rispetto a Higuain, Dybala?

“Mi piacerebbe fare più la mezza punta, come Dybala. Lo guardo quando fa quei movimenti a uscire e gioca dietro il centravanti quando è in campo con Mandzukic o Morata. A Higuain invidio la fortuna di quest’anno e di aver fatto un gol a partita. Però sono un giocatore molto simile a lui, ma a Napoli, giocando da solo in avanti, lui fa più quel lavoro di venire fuori dall’area”.

Non era partito benissimo, poi ha iniziato a fare gol. Si è dato un obiettivo?

“I gol li ho sempre fatti, sono un attaccante. Venti gol? Quest’anno sono già 14 e ho avuto un infortunio all’inizio che mi ha condizionato. L’anno passato ne ho segnati 22, la porta la prendo insomma”.

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 A 22 anni è il capitano dell’Inter. Vorrebbe andare via per giocare la Champions o sente la responsabilità di dover restare?

“Tutti gli anni si dice che devo andare via, è sempre la stessa storia. La società ha fatto un gran lavoro portando qui buoni giocatori. All’inizio vincevamo 1-0 ma eravamo lì, poi a gennaio abbiamo avuto un calo, ma la squadra cresce. E poi dove volete che vada? Sono contento di stare qua, di fare il capitano, l’attaccante, segnare. Certo voglio vincere, ma voglio farlo qui come hanno fatto tanti prima di me”.

Lei è un capitano atipico, protesta poco con gli arbitri: perché?

“Vado quando devo. Bisogna capire le situazioni. Che senso ha protestare per un fallo che c’è?”.

Gli attaccanti tendono a buttarsi, lei non hai mai preso un cartellino per simulazione.

“A volte mi tirano la maglia, non cado e non mi danno il rigore anche se c’è. In questo non aiuto l’arbitro, non lo traggo in inganno ma non gli faccio nemmeno vedere il fallo. Non mi piace cascare per provare a prendere qualcosa. Contro di noi Belotti del Torino è stato furbo: ha realizzato che il pallone gli era sfuggito, ma ha notato l’incrocio di Nagatomo e si è buttato. Io quella cosa lì non la so fare”.

A 22 anni è capitano dell’Inter. Come fa quando deve riprendere giocatori che hanno 10 anni più di lei?

“Sono andato via di casa a 13 anni e stavo da solo a Barcellona. Ho sempre scelto di accompagnarmi ai più grandi. Tutto questo mi ha fatto maturare. Questa Inter è un gruppo di bravi ragazzi, non ho bisogno di fare il cattivo. Non ho mai sopportato i compagni che in campo urlano, mi innervosiscono e basta. Ha più efficacia una parola detta bene e con calma. Così faccio, ti prendo da parte e ti parlo. E poi conta quello che fai e sei. Gli altri ti guardano, l’esempio vale più delle parole”.

Mancini e Mazzarri, differenze?

“Mancini non urla mai. È un allenatore ma vede la quotidianità con gli occhi del giocatore: non ha dimenticato quel che è stato. Ti capisce. Mazzarri aveva atteggiamenti più da allenatore classico e si arrabbiava di più”.

Alla sua età, è già sposato con Wanda, cresce i suoi tre figli e ne ha un altro con lei. Non pensa di aver fatto tutto un po’ troppo presto?

“Wanda mi ha cambiato la vita. È una delle donne più note d’Argentina, ma mi aiuta a fare il padre e il calciatore, a stare più concentrato sulla mia carriera. Da ragazzo ho fatto tutto quel che volevo, mi sono divertito e tolto tutti gli sfizi quando stavo a Barcellona. Poi ho deciso di cambiare modo di vivere, ho conosciuto lei e tutto è stato diverso. Mi piace la vita in famiglia, sono più sereno, mi rende più forte in campo”.

Cosa chiede all’Inter della prossima stagione?

“Spero che l’anno prossimo la squadra sarà ancora più competitiva. L’obiettivo dell’Inter non può mai essere parziale, solo il massimo: vincere lo scudetto e tornare in Champions. E io voglio vincere qui, il prima possibile”.

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