Il centrocampista nerazzurro Geoffrey Kondogbia si è raccontato ai microfoni de L’Equipe per parlare del suo momento all’Inter e dei suoi desideri per l’immediato futuro fra club e nazionale. Ecco i passaggi più importanti dell’intervista di Kondo:
NAZIONALE LONTANA – “Posso capire l’esclusione di Deschamps. Molti giocatori si sono messi in luce, e alcuni di questi lo hanno fatto nel mio ruolo. Questo per me non è un problema. Un passo indietro per me? Piuttosto direi il contrario. Sono stato più vicino all’Europeo di quanto non lo fossi alla Coppa del mondo del 2014, quando avevo solo un match da titolare nella Selezione. Ora ho cinque partite a disposizione, dei match da titolare nei quali ho dato una buona impressione. Ma l’Europeo non l’ho mai dato per acquisito”.
L’ARRIVO ALL’INTER – “Ho imparato a convivere con l’attenzione dei media e con queste cifre. A 19 anni, senza aver neanche fatto una presenza in Ligue 1, sono passato dal Lens al Siviglia per 4 milioni, poi per 20 al Monaco e quindi per 35 (all’Inter ndr). Queste cifre per me non sono una novità. Al Monaco ero giovane ed era la prima volta che qualcuno metteva così tanto denaro per acquistarmi: lì ero un po’ in preda al panico per l’inesperienza. Poi, crescendo, non ci pensi più”.
PREZZO DA TOP – “Io sono ancora una prospetto qui, quando si parla di me si fa riferimento di più al futuro che al presente perchè ho bisogno di crescere. Io non penso di essere un giocatore arrivato, perché una stella è tale se si conferma ogni anno in Champions. Non è il mio caso. La gente è ingannata dalla valutazione che ho ricevuto sul mercato”.
RAPPORTO CON MANCINI – “Nel nostro gruppo non c’è nessuno che possa dire che non abbia mai giocato. Lui fa tante rotazioni, non è una cosa che può piacere a tutti perché chiunque vorrebbe giocare sempre, ma così il mister riesce a ottenere buoni risultati. Bisogna riconoscergli questa qualità”.
CRITICHE IN ITALIA – “In campo bisogna sapere mostrare le proprie qualità. Questo a me manca ancora. Mio padre me lo dice sempre: metti di più in mostra il tuo valore e anche altri me lo dicono. Per me non c’entra la timidezza, non è il mio carattere: è una cosa che devo superare per dimostrare quanto valgo”.
MOMENTI DIFFICILI – “Lo spogliatoio è molto buono, ci sono tanti ragazzi. Si parla italiano anche se ci sono tanti stranieri. E’ molto bello stare qui. Le difficoltà? Non riesco a spiegarmele, ma quando guardo alla mia carriera, anche al Siviglia, è successa sempre la stessa cosa. Mi è successo altre volte di essere chiamato prima flop poi top, ci sono abituato. Non sono preoccupato, sono cose che mi sono già capitate”.
OBIETTIVO TERZO POSTO – “Tutto il popolo interista vuole vedere l’Inter del 2010, quella che ha vinto la Champions League. Spero che la mia storia qui vada bene, non voglio ritrovarmi a 30 anni dopo aver girato per 15 club, devo provare a restare. Restare fuori dalla Champions League per due anni di fila comincerebbe ad essere troppo, ma quando parli con gente come Stankovic e Zanetti, ti viene voglia di fermarti qui. Lavorano nell’Inter, ti danno consigli. Hanno esperienza e hanno vinto, per cui li ascolti”.
DIFFERENZE INTER-MONACO – “Cambiano sicuramente le aspettative. All’Inter odiano le sconfitte, lo percepisci subito. Quando perdi una partita qui, non è la stessa cosa nello spogliatoio, nel rapporto con i tifosi, con l’allenatore e con i dirigenti. Vogliono ritrovare il club che hanno vissuto fino a poco tempo fa. Quando le cose non stavano andando bene quest’anno, siamo stati in ritiro per una settimana. Non so se sia la soluzione giusta bloccarci per una settimana, ma si sente chiaramente che la gente è tesa e vive il calcio intensamente, più di quanto accada in Francia”.