Che la storia tra Gasperini e l’Inter fosse destinata a non durare troppo a lungo era prevedibile. Arrivato per mancanza di valide alternative, il tecnico di Grugliasco non ha mai goduto della fiducia dell’ambiente: prima ancora che dai risultati, le sue idee sono state sconfessate da società e giocatori. Ciò nonostante Gasp ha voluto insistere sul progetto, professando il suo credo con coraggio e, talvolta, con presunzione.
Forse avrebbe fatto meglio ad accantonare i propositi di rivoluzione, adattandosi alle caratteristiche della rosa e limitandosi a schierare la formazione più logica, senza sconvolgere un equilibrio già precario. Sicuramente si sarebbe aspettato l’appoggio della società, che aveva comunque l’obbligo di sostenerlo con convinzione, creando le condizioni necessarie perchè potesse svolgere un buon lavoro. Ma così non è stato, e continuare a guardarsi indietro per individuare il colpevole principale di questo inizio disastroso, non migliorerà certo la situazione.
Occorre dimenticare il passato, cancellando le recenti delusioni, e, soprattutto, bisogna imparare a convivere con il fantasma di Josè Mourinho. Proprio il ricordo del portoghese, ancora vivo nelle menti dei giocatori, sembra la causa principale di una crisi senza precedenti. Chi, come Gasperini e Benitez, ha provato a imporre le proprie regole ha finito per soccombere, schiacciato dall’ingombrante eredità dello Special One.
In quest’ottica Claudio Ranieri ha sicuramente l’esperienza necessaria per non farsi travolgere dal peso delle responsabilità: pur non avendo un palmares eccezionale, il tecnico romano ha già dimostrato in passato di saper risollevare le sorti di squadre in declino, subentrando a stagione in corso. La speranza, però, è che abbia anche il carisma e la personalità per aprire un nuovo ciclo, restituendo ai giocatori stimoli che mancano ormai da troppo tempo e ricompattando un ambiente che, a distanza di un anno e mezzo, sembra non aver ancora digerito l’addio di Mourinho.
Alessandro Suardelli