CdS – Moratti (prima parte): “Fiducia in Suning. Ronaldo il migliore, Cantona il sogno”

Massimo Moratti è appena uscito di scena definitivamente dagli affari nerazzurri. L’arrivo del Suning lo ha portato a lasciar andare anche il 30% che ancora deteneva, e ora, oltre ad un lavoro di consulenza all’occorrenza, guarda l’Inter da tifoso e parla della sua creatura, ora in mani cinesi. Moratti ha risposto ad alcune domande del Corriere dello Sport.

Che impressione ha dei nuovi proprietari dell’Inter?
“Ottima, sinceramente ottima. Sono persone che hanno faticato per costruire il loro impero. Mi sembra abbiano buona fede e passione autentica. Credo che vogliano davvero investire sulla società e renderla più competitiva. E, seppure io non mi permetta di interferire su scelte che non sono più mie, ho l’impressione che non abbiano finito di rafforzare la squadra”.

A proposito di acquisti, quale è stato il più importante della sua gestione?
“Sicuramente Ronaldo. Perché nessuno se lo aspettava. Fu un grande investimento, da tutti ritenuto impossibile per l’Italia. Ma si rivelò, anche dal punto di vista economico, un affare. E poi fece sognare. E il calcio, come ho cercato di dire, ha bisogno di sogni, sempre. Persino per il suo benessere finanziario. È come ogni espressione artistica. Se non è bella, non ha mercato. È poesia, anche per essere business”.

Mi parla di Balotelli ? Da campione osannato e amato a giocatore disoccupato il passo è stato terribilmente breve.
“Guardi chi capisce di calcio riconosce un talento in tre minuti, da come calcia, da come guarda il gioco. Balotelli è un talento puro, ha una classe innata, sa segnare. Ma in questi anni ha subito una trasformazione. È sempre stato di carattere chiuso, reattivo. Non ha vissuto una infanzia facile, ha i problemi di chi ha cambiato famiglia. Quella che lo ha adottato credo sia stata fantastica. Ma lui nel corso del tempo, forse anche a causa del successo, ha esasperato quel tratto di timidezza aggressiva. Lui ama provocare gli altri per verificare se gli vogliono davvero, autenticamente, bene. È una sfida impossibile, così. Io gli auguro di ripartire. Ma ci deve mettere fatica e umiltà”. ronaldo1

C’è un giocatore che non è riuscito ad acquistare?
“Più di uno, ovviamente. All’inizio Cantona, grande giocatore e personaggio fantasioso. Ero appena arrivato e non mi imposi per farlo. Peccato, l’Inter avrebbe fatto il salto di qualità molto prima. E Zidane. Io lo volevo acquistare ma un nostro consulente ci disse che non era granché… E poi Icardi che vidi giocare nella Samp e mi colpì tanto. Ma ci tengo a dirle che tentai con Totti. Sapevo che Sensi, vero presidente per passione, era in difficoltà economiche e allora gli chiesi se mi cedeva Totti, a qualsiasi prezzo, o quasi… Lui mi guardò e mi diede una risposta che non posso dimenticare e che fece crescere la mia stima per lui: “Non parliamo di Totti, parliamo di altri, se vuoi”.

E un giocatore il cui acquisto sia stato più importante di altri?
“Non si stupisca se le dico un giocatore che forse non è considerato tra i fuoriclasse: Samuel. Con lui abbiamo sistemato la difesa. All’inizio cercavamo solo attaccanti, poi ho capito che senza difesa forte non si va da nessuna parte. Poi a me piacciono tutti i giocatori un po’ pazzi. Avrei fatto follie, ai suoi tempi, per George Best e oggi le farei per Dybala, secondo me il talento più forte in circolazione. Un grandissimo”.

Le manca non essere più presidente?
“No, è stata una decisione serena, dopo tanto tempo e tanti successi. Per me è stato un privilegio e non un lavoro. È stato fortuna e piacere. Forse mi manca quel ritmo di vita, quell’idea che, nella tua settimana, insieme al lavoro c’era questa meravigliosa dimensione ludica su cui potevi influire da protagonista. E che poteva far emozionare tante persone”.

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