Non uscirà a breve nelle sale, anzi, abbiamo potuto ammirarlo sino a ieri, ultimo giorno di riproduzione, ma per dire se sarà un successo, o un fiasco clamoroso, c’è ancora da aspettare un po’. Il mercato nerazzurro è stato un film palpitante, partito in maniera forse piatta, ma pieno di appassionanti colpi di scena nel finale, che hanno di sicuro arricchito la sceneggiatura.
Grazie, infatti, alla gentile produzione di Suning e sotto l’attentissima regia di Piero Ausilio, sono stati tanti e variegati i protagonisti di questa storia. A prendersi la scena per gran parte del tempo è stato Icardi nel ruolo del “tormentato”: tormentato dal Napoli e dalla sua offerta faraonica, dalla sua Wanda Nara, da qualche fischio dei tifosi per questa telenovela tirata troppo per le lunghe. Tormentato lui, ma tormentata anche l’Inter, che alla fine ha ceduto nel rinnovargli il contratto ritoccato già poco più di anno fa. Chi l’ha dura, la vince.
Per un attaccante che è rimasto, un altro ne è arrivato! Gabigol è stato infatti l‘”inatteso”, il colpo che tutti si aspettavano per l’anno nuovo dopo un campionato da finire in patria, ma che, invece, arriverà sin da subito a deliziare la platea di San Siro e a tentare di proseguire con successo la tradizione degli attaccanti brasiliani in nerazzurro.
Per un inatteso, c’è sempre però un rammarico. Si tratta del connazionale Gabriel Jesus, il primario obiettivo di Suning, che Thohir diede quasi per fatto dopo i primissimi incontri con i nuovi proprietari cinesi. Qualche settimana di illusione prima che i galloni del Manchester City e il fascino di Guardiola lo portassero al di là della Manica. Sua è stata la parte del “mai arrivato”. Il colpo di scena che brami, ma non avviene.
Ma è proprio quando hai smesso di sperare, che la gioia ti si può parare innanzi, improvvisa e inaspettata. Joao Mario è l'”insperato” del mercato nerazzurro, il giocatore che sarebbe dovuto venire solo tramite l’escamotage via Jiangsu e un successivo prestito, ma che negli ultimi giorni, dopo una trattativa lunga ed estenuante, fatta di fair play finanziario, prestiti e obblighi, rate e percentuali, ha coronato la propria storia d’amore.
Quella che, invece, non ha trovato di certo Caner Erkin, il “fugace”, l’uomo con addosso appena due mesi la maglia dell’Inter, almeno quella d’allenamento, per poi farsi rispedire come un pacco postale da dove era venuto.
Candreva è stato l'”aspettato”, colui che tutti sapevano sarebbe giunto, ma che ha fatto parlare prima un po’ di sé, perché si sa, non c’è mercato senza più rumori del dovuto, senza prolungamenti irritanti, intoppi indesiderati e più chiacchiere del necessario.
A proposito di chiacchiere, cosa dire di Ansaldi, lo “schietto” capace di affermare nella conferenza stampa di presentazione che il cambio di allenatore sembrava già essere una necessità. Alla faccia della personalità.
Per uno che non ha paura di parlare, c’è sempre qualcun altro che preferisce tenere le parole per sé, come il “silenzioso” Banega, giocatore che sembra poco propenso a usare la lingua quanto i piedi. A noi va bene così, sperando che tutti questi ruoli possano poi fondersi in una recitazione da oscar, con una statuetta da alzare magari in quel di maggio.
E’ realmente tempo di riprendersi un ruolo da protagonista, alla faccia di tutte le nostre altre antagoniste.