Sulla Gazzetta dello Sport, un intervista a Gianluca Caprari, trequartista del Pescara acquistato quest’estate dall’Inter e lasciato in prestito per un anno in Abruzzo. Lui che da piccolo, quando giocava nel quartiere di Centocelle con l’Atletico 2000, impressionò tutti per come sapeva già interpretare il gioco. Di lui diceva il magazziniere Vincenzo: “Questo ragazzino è stato toccato dal signore”.
Caprari, ci tolga un dubbio. Nella lista della Magic l’abbiamo messa «trequartista attaccante»: è corretto?
Si fa una risata. «Sì, giustissimo».
Per Oddo, invece, chi è?
«Un trequartista che deve sapersi muovere tra le linee».
Ma al fantacalcio ci giocava?
«Sì, e tra i miei attaccanti quello che non mollavo mai era Ibrahimovic: troppo forte. Ora continuano a giocarci i miei amici».
E c’è chi ha investito qualche fantamilione su di lei?
«Certo. Sono già cominciate le telefonate: “Mi raccomando, vedi di giocare bene domenica eh…”. Però prima di una partita non mi chiamano mai, sanno che non lo devono fare…».
Anche perché oggi è il giorno di Pescara-Inter, il suo presente contro il suo futuro. Se segna che cosa fa?
«Per me è una partita come le altre anche se chiaramente ci sarà un po’ di emozione in più. Ma se l’anno prossimo voglio davvero giocare a San Siro, devo pensare a far bene con il Pescara in questa stagione».
Ecco, l’Inter. In estate era stato accostato alla Juventus: poi che cosa è successo?
«Con la Juve era tutto fatto, poi sono spariti e all’ultimo momento hanno detto che non se ne faceva più nulla. Solamente dopo è arrivata l’Inter, ed è stato meglio così: loro mi hanno voluto davvero».
Curiosità: nell’Inter di adesso con chi potrebbe giocarsi il posto?
«Più che altro mi sembra che non ci siano giocatori brevilinei come me…».
È vero che era stato già vicino ai nerazzurri?
«Sì, quando Stramaccioni arrivò all’Inter mi fece una telefonata: “Come sei messo?”. Ma alla fine non andai».
Vi sentite ancora?
«Certo, a lui devo molto, mi ha inventato esterno negli Allievi della Roma. Quando segno, mi manda un messaggino per farmi i complimenti. Quando ho firmato con l’Inter, è stato uno dei primi che ho chiamato».
In 23 anni ha già conosciuto parecchi allenatori, a cominciare da suo padre Mauro nelle giovanili dell’Atletico 2000.
«Con lui erano più le volte che prendevo delle belle cazziate… ma lo faceva per farmi crescere. Nei Pulcini ero quello che giocava di meno».
Nella Roma dei grandi il primo è stato Vincenzo Montella.
«Ricordo lo sguardo e la mia emozione quando mi disse di entrare con lo Shakhtar, in Champions. Poi, sempre lui, mi ha fatto esordire in A contro il Milan e in Coppa Italia contro l’Inter».
E nel 2011 ha esordito anche in Europa League, titolare contro lo Slovan Bratislava. E lasciò il campo per far entrare Totti…
«Totti è il re di Roma, e vederlo in panchina era una sensazione strana, il mondo sembrava capovolto. Ma Luis Enrique era così: non guardava in faccia nessuno. Giocava chi per lui stava meglio».
E oggi, secondo lei, sarà più in forma il Pescara?
«Sicuramente noi abbiamo lavorato di più insieme, potendo preparare meglio la partita. L’Inter, con tutti i nazionali fuori, ha avuto meno tempo».
Quale sarà la vostra forza?
«Non dobbiamo snaturarci, perché abbiamo dimostrato qual è la nostra identità. Con l’Inter sarà una partita simile a quella con il Napoli».
Stasera potrebbe trovarsi di fronte Medel, maglia numero 17 come lei. Perché questa scelta?
«Dopo qualche stagione in cui ho avuto dei problemi fisici che non mi hanno dato continuità, con i miei amici ho deciso di prendere in contropiede la sfortuna scegliendo il 17».