Che il male dell’Inter non fosse Frank de Boer c’erano pochi dubbi e la partita di ieri ne ha dato una triste conferma. Al suo esordio assoluto in prima squadra Stefano Vecchi chiesto ai suoi di fare poche cose ma semplici per giocare una partita il più possibile dignitosa. Ecco spiegato in primis l’abbottonato 4-4-1-1, con Gnoukouri e Medel a tenere botta a centrocampo. Sugli esterni Candreva e Perisic partono qualche metro dietro rispetto a quanto facevano nel 4-3-3, Banega è più avanzato alle spalle di Icardi e la scelta di Ranocchia al posto di Murillo è per avere maggiori centimetri sulle palle alte. Torna in campo D’Ambrosio, il più difensivo tra i terzini in rosa, con Nagatomo a sinistra nonostante prestazioni spesso insufficienti.
INIZIO POSITIVO L’Inter soffre inizialmente il gioco dei padroni di casa, che hanno una netta superiorità territoriale spesso questi vanno a sbattere contro il muro nerazzurro: dopo i primi dieci minuti di apnea i nerazzurri iniziano a crescere disponendosi con ordine sul campo e guadagnando metri. Alla mezz’ora i nerazzurri passano anche in vantaggio con Icardi, in maniera casuale e grazie ad un buono spunto di Candreva: il vantaggio poteva rivelarsi una condizione ideale per permette di concentrarsi unicamente sulla fase difensiva. Nel finale del primo tempo come sempre si arriva già a un passo dal compromettere tutto con un tocco di mano di Perisic (involontario) che viene punito dall’arbitro Gil con un calcio di rigore. Tadic non calcia benissimo e Handanovic si conferma quasi una garanzia dagli undici metri.
IL CROLLO REPENTINO A inizio ripresa si vede subito che i nerazzurri sono sulle gambe ed è Romeu ad aproffitare di una dormita interista su corner, calciando il pallonetto che dopo aver colpito la traversa permette a Van Dijk di firmare il pareggio. Come se questo non bastasse, Nagatomo molto goffamente interviene di ginocchio su un pallone in area, buttandolo nella propria porta. L’Inter esce in questo momento abbandona via via le redini del match: Vecchi prova a inserire Eder per Candreva nella speranza di avere forze fresche in attacco, ma la squadra è troppo timida e rinunciataria anche solo per impensierire la difesa inglese. Nel secondo tempo, l’unico tiro è di Icardi ma una sola occasione non basta per provare a tornare in partita e riaprire il discorso qualificazione che ormai resta utopico.
SQUADRA FRAGILE L’Inter invece continua a crollare per errori individuali, causati dal fatto che ogni singolo calciatore gioca per se stesso e non per gli altri, dimenticandosi di far parte di un gruppo che dovrebbe remare unito nella stessa direzione. La squadra deve trovare la svolta dentro se stessa, rendersi conto della situazione in cui si è e agire di conseguenza, mettendo da parte ogni sorta di pensiero che allontana la concentrazione dal campo. Il Perisic attuale è un giocatore che non è neanche lontano parente di quello che può essere in potenza, e come lui Candreva, Banega e lo stesso Miranda. Se in una squadra in fase di ricostruzione vengono a mancare anche le sue colonne portanti allora il lavoro si fa davvero duro, qualsiasi sia il tecnico seduto in panchina.