Tutto “normalizzato”. Firmato, Moratti. Il Presidente si gode la prima vittoria in una gara ufficiale della sua Inter 2011-2012, arrivata con il secondo allenatore stagionale e ispirata dal primo centro di Giampaolo Pazzini alla prima presenza in campionato da titolare.
“Normalizzato”, appunto, non “normale”. L’Inter a un passo dalla zona rossa della classifica è una novità alla quale i tifosi della Beneamata vorrebbero disabituarsi in fretta. A favore dei nerazzurri, dei suoi tifosi, di Moratti e di Ranieri gioca una classifica mai come quest’anno corta, sintomo di un campionato anomalo già di partenza, che dopo appena quattro partite racchiude 16 squadre in 4 punti.
In testa c’è la Juventus, capace di stravincere all’esordio nel nuovo stadio così come di regalare l’unico punto in classifica al Bologna dieci giorni dopo. La sedicesima squadra è l’Inter, partita ad handicap per una concatenazione di cause che possono tranquillamente essere individuate nella scelta di un allenatore che da subito non ha convinto la società e in un mercato quantomeno confusionario.
Gasperini, da teorico del 3-4-3 si è dimostrato fondamentalista del modulo, difendendolo e riproponendolo anche nei momenti più difficili della sua breve gestione. Da Gasperini alla società, che gli cede Eto’o e Pandev, imprescindibili nel “3” offensivo e acquista, tra le 16.00 e le 18.30 del 31 agosto, Forlan e Zarate invece di, per dirne uno, Palacio: esterno, affamato di vittorie, a suo agio nel modulo dell’allenatore. Dalla società si torna a Gasperini e ad alcune sue scelte, discutibili per gli opinionisti dei salotti tv, indifendibili per i tifosi del bar. Chi glielo spiega, a loro, Pazzini sempre in panchina? Chi glielo spiega Muntari contro la Roma, a difendere lo 0-0? Chi glielo spiega Castaignos titolare a Novara.
“Un rischio eccessivo”, dice ancora il Presidente, e allora da Gasperini si va sul sicuro e si passa a Ranieri, che “normalizza” l’Inter. Ovvero schiera Pazzini e Forlan dove dovrebbero giocare sempre, inserisce un giovane bisognoso di mettere minuti nelle gambe in Serie A dove “normalmente” giocherebbe tale Sneijder, Wesley, campione di tutto nel 2010, per poco anche del Mondo con l’Olanda, e infine regala ai tifosi serate più tranquille spostando quel “4” dal centrocampo alla linea di difesa. Il risultato è che Pazzini segna, la difesa tutto sommato regge bene e arrivano i tre punti. Contro un Bologna fermo al punto regalato dalla Juventus, quella prima in classifica, e che per un buon quarto d’ora dopo il pareggio di Diamanti ha dimostrato di poter fare anche più male.
La statistica del tifoso dice che nel 99.9% dei casi quando si cambia l’allenatore in corsa la squadra ha una reazione e vince la prima partita. La statistica vera riporta sicuramente numeri diversi, ma va detto che a Bologna per un tempo si è vista un’Inter più viva rispetto a quella di Gasperini, un’Inter con più fiato e più gambe, più voglia e più cattiveria, seppur incapace di mettere in mostra un bel gioco. Ranieri ha raccolto il massimo, considerato il poco tempo che ha avuto per conoscere la squadra, limitandosi a rispettare i ruoli dei giocatori e a far leva sull’orgoglio di alcuni uomini chiave, senza inventare nulla di nuovo e senza stravolgere ulteriormente la squadra.
La stessa ricetta dovrà usarla domani a Mosca, in casa di un CSKA più ostico di quanto non dicano i precedenti, nella sua prima e già decisiva sfida europea sulla panchina dell’Inter. Per il gioco, causa i ritmi serrati, bisognerà aspettare ancora, specie alcuni rientri importanti come quelli di Sneijder, Maicon, Stankovic e Thiago Motta, ma in un campionato senza padrone e in un girone di Champions ampiamente alla portata al momento quello che conta sono i 3 punti. La normalità, in casa Inter.
Matteo Veronese