“Società assente“, “giocatori senza attributi“, “mercato sbagliato“, “allenatore incompetente“. Queste, più o meno, le reazioni di tutti i tifosi nerazzurri all’ennesima debacle dell’Inter. Considerazioni parzialmente giuste, ma che hanno bisogno di essere approfondite.
SOCIETÀ E MERCATO
La società ha fatto un grandissimo sforzo per risanare i debiti lasciati dalla gestione Moratti. Da Thohir fino a Zhang c’è stato un vero e proprio miracolo dal punto di vista economico. Con l’acquisizione della maggioranza da parte del Suning Group anche il mercato ha iniziato a far sognare di nuovo: più di 100 i milioni spesi nelle ultime due sessioni.
Spesi male? Sì, abbastanza. Il reparto che doveva avere più innesti (la difesa) si è rinforzata poco e nulla. E anche quest’anno l’Inter avrà difensori decenti l’anno prossimo… forse.
L’acquisto esoso di Gabigol, comprato più per marketing che per necessità tecniche e tattiche, ha dato i suoi frutti: garanzia di panchina riscaldata da settembre a giugno, ininterrottamente. I soli Carrizo, Santon, Biabiany, Eder, Palacio, Nagatomo evidentemente non bastavano.
E qui le responsabilità vanno condivise. Il mercato degli ultimi anni, gestito dal signor Ausilio Piero, non ha dato i suoi frutti. Il ds parlava qualche tempo fa di squadra difficilmente migliorabile. Poi però arriva la sconfitta con la Samp, quella col Crotone, i due gol rimontati dal Milan, i 5 schiaffi presi contro la Fiorentina.
E mentre la rosa poco migliorabile continua a fare magre figure, Ausilio Piero ha ottenuto un rinnovo triennale…
La necessità di acquistare giocatori capaci tecnicamente è palese. Così come, però, è palese la necessità di avere giocatori con una dignità sportiva. La Juventus (sì, gira e rigira purtroppo il metro di paragone resta quello) che tornò a vincere lo Scudetto con Conte tecnicamente era molto inferiore alla squadra di adesso. Ma aveva dei giocatori di personalità, nonché un allenatore grintoso e tatticamente quasi perfetto.
TOTÒ ALLENATORE
Già, e qui arriviamo alla questione allenatore. No, il titolo del paragrafo non è sbagliato. Non è toto allenatore, ma Totò, perché ormai la situazione in panchina fa più ridere dei film del compianto Antonio de Curtis.
Mazzarri, Mancini, de Boer, Vecchi, ora Pioli. E a giugno arriverà un nuovo cambio. Pioli nei primi mesi ha fatto un miracolo sportivo, ma il calo psicologico dopo l’addio alla corsa per il terzo posto era quotato a 1,01. E la squadra, come al suo solito, ha mollato la presa.
Serve un sergente di ferro. Che Conte non arrivi sembra ormai chiaro. Così com’è chiaro che Simeone potrebbe tanto arrivare quanto restare all’Atletico. Realisticamente l’opzione più concreta resta quella di Spalletti. Già, lui, l’eterno secondo.
Ma il problema non si pone: arrivare secondi il prossimo anno sarebbe una manna dal cielo.