La stagione appena conclusa dell’Inter a livello dirigenziale è stata abbastanza drammatica. Scelte errate, poca chiarezza, troppe voci e distacco tra chi comanda e la squadra, spesso troppo isolata in preda a tutte le voci esterne.
C’è chi ci ha messo la faccia, chi è sparito e chi sta tentando ancora di capire l’Inter. Impresa non semplice.
Pagellone dirigenziale: tutti bocciati o quasi
Erick Thohir 4- : Alzi la mano chi alla voce Presidente si ricorda di Erick Thohir. Il tycoon in un anno ha fatto solo una cosa decente, trovare la potenzialità di Suning per la nuova proprietà, per il resto è sua la scelta di Frank de Boer ed è suo l’atteggiamento di chi sta in disparte aspettando che le sue quote nerazzurre aumentino di valore per ricavare dai colori nerazzurri un enorme successo per le sue personali casse. Non ha mai dato l’impressione di attaccamento alla maglia, anzi resta il suo “pisolino” contro la Juventus. Dicono sia il jet lag…dicono.
Zhang Jindong 6,5 :Non gli si può dire di non aver investito sull’Inter subito e senza troppi problemi. Mister Zhang però paga una scarsa conoscenza sportiva, spendere tanto per spendere fa felici solo procuratori e procacciatori di affari, vedi Kia e il doppio colpo Gabigol-Joao Mario. L’impressione è che voglia far le cose in grande e questo per l’Inter è oro colato.
Zhang Steven 6,5 :La sua presenza a Torino contro la Juventus ha fatto capire che Suning è decisa a dare una svolta all’Inter, anche entrando nella tana del lupo. Steven è quello che ha passato più tempo a Milano, capendo prima di tutti cosa significhi l’Inter e l’attaccamento ad una squadra che in Italia è unica, sia per “prostituzione intelletuale” dei giornali che delle tv cui fanno scoppiare bombe anche dove non esistono scandali. Il ragazzo c’è e si farà.
Piero Ausilio 5 :Bisognerebbe sapere chi tra lui, Gardini e Zanetti ha avallato certe operazioni di mercato. Su Ausilio grava la poca chiarezza e il fatto di alzar la voce quando serve poco o niente. Da diversi anni ci sono flop di mercato che non si spiegano, da Podolski e Shaqiri a Kondogbia, passando per Joao Mario, Gabigol e tanti altri. La scusa fair play finanziario dice e non dice, ma in troppe occasioni Ausilio è riuscito a nascondersi e far cadere l’Inter più volte nelle critiche.
Javier Zanetti 4,5 :E’ il Totti dell’Inter. Nel senso che la sua posizione di vicepresidente non dice nulla. Non si capisce il suo ruolo ma il suo status di leggenda lo rende ancora intoccabile. Come Nedved nella Juve pare faccia chiamate ai giocatori per invogliarli a sposare il progetto Inter, ma se poi viene convinto uno come Banega è meglio lasciar perdere. Non ha ancora la dimestichezza del dirigente e la sua testa è ancora da giocatore, come normale che sia dopo poco tempo dal ritiro.
Giovanni Gardini 4,5 :Dirigente dell’Inter dal marzo 2016, più precisamente Chief Football Administrator, ruolo che dovrebbe consentirgli principalmente delle relazioni istituzionali sportive, amministrazione dei trasferimenti dei giocatori e supervisore della segreteria sportiva. Ad oggi non si capisce cosa di tutto questo riesca a fare.
Michael Bolingbroke 4 :Stesso discorso fatto per Thohir. Chi è e cosa abbia fatto non si sa. Doveva incrementare i ricavi ma l’Inter è stata costretta ad esser ceduta al gruppo Suning che non ci ha pensato due volte a farlo fuori. Vince il premio “Marco Branca dirigente del secolo”.