Ospite della trasmissione “4-3-3” di Billy Costacurta su Sky Sport, il tecnico nerazzurro Andrea Stramaccioni ha rilasciato interessanti dichiarazioni sulla sua carriera e sull’Inter che verrà.
E’ uno Strama inedito che racconta anche momenti importanti della sua vita, dal rammarico di non essere diventato un giocatore professionista alla tesi di laurea sperimentale sulle società calcistiche quotate in borsa: “Mi sarebbe piaciuto fare il professionista, era il mio sogno, anche se i miei mezzi fisici non erano veramente da professionista. Staccai totalmente col calcio giocato forse pure per il mio carattere. Vedevo il calcio come un sogno, non come mezzo di sostentamento. Ero considerato la pecora nera nella mia famiglia perchè ci sono dottori, ingegneri, insegnanti, scienziati; io ero quello del calcio, l’ unico che non ce l’aveva fatta.
“La mia tesi? Storia divertente perchè mi mancava un esame, diritto commerciale. Avevo la tesi di diritto penale pronta sul delitto di Cogne. Quest’esame lo spostai a causa delle finali nazionali con i giovanissimi della Roma. Per spostare l’ esame avevo bisogno del certificato di lavoro, io ce l’ avevo con la Roma, lo portai al professore e gli venne un’ idea, fare una tesi sperimentale. L’abbiamo costruita insieme sulle società quotate in borsa. Proprio in quel periodo venne a mancare il presidente Sensi, così gliela dedicai“.
Ma veniamo all’approdo sulla panchina della prima squadra: “La Società mi ha preso sin da subito perché con me voleva aprire un ciclo, un progetto. Della Next Generation Series il Presidente aveva visto tante partite, non soltanto la finale. Mi fecero firmare un contratto paracadute, ero tranquillissimo, qualora fosse andata male quest’esperienza sarei tornato in Primavera con un ingaggio nettamente superiore. I giovani? Non ci sono giovani pronti per la prima squadra, San Siro ti brucia, quindi io sto inserendo piano piano i miei calciatori, i miei giovani, all’interno di un gruppo”.
L’allenatore ha, infine, regalato al pubblico qualche considerazione squisitamente tattica sull’ultimo derby: “Cercammo di dare fastidio a Van Bommel con Sneijder. Gli avevo chiesto di uscire dal raggio di difesa e all’interno di quest’interpretazione anche Alvarez doveva togliersi dalla marcatura di Abate, lasciando Milito uno contro uno in area. L’unico che doveva coprire era Pupi. Maicon ha deciso di aggredire immediatamente De Sciglio, appena entrato, per dargli il ‘benvenuto in serie A’. Il suo gol? Nasce da uno schema che abbiamo provato allo sfinimento in allenamento (sorride, ndr). Maicon prendeva sempre l’incrocio ma poi mi disse: ‘Mister, a San Siro c’è la rete più profonda…‘ “