Cinque squadre nello spazio di 2 punti, dando la vittoria alle romane nei recuperi. Una volata che somiglia ad una gara ciclistica dove vince il più forte ma anche il più abile nel trovarsi nella posizione giusta. La prima volta di Spalletti in cui non vince a San Siro. Ed un legno nel prato milanese che ancora trema, firmato Vecino.
GLI ANTI SPALLETTI ED UN PERERONCINO PICCANTISSIMO
Non tragga mai in inganno il vero obiettivo dell’Inter: la Champions. Certo, l’appetito vien mangiando e lo scudetto appare come piccolo antipasto che agli occhi sembra dolce, lo si assapora, gli si dà un morso, ma all’interno vi è un peperoncino piccantissimo sotto forma di dura realtà. Quale? Mancano i mezzi a disposizione della concorrenza partenopea e bianconera.
Difficile trovare un campionato italiano, negli anni passati, in cui la capolista è a quota 32 dopo dodici turni e la squadra quinta in classifica (potenzialmente) è a sole due distanze.
Un campionato veloce, in cui le grandi fanno “le grandi” e per le piccole i sogni di gloria sono modestissimi. Il Torino ieri è stata fatta passare per piccola, dimenticando la bontà degli investimenti di Cairo in una squadra che ha il genio intermittente di Ljajic, la scaltrezza di Iago Falque e la classe di Belotti.
Così, prima del gol di Eder, già si mugugnava per l’Inter. Gli anti Spalletti, sbucati come lumache sotto la pioggia di San Siro, prendevano di mira la poca incisività di Icardi, la lentezza di Borja Valero e un Vecino giocatore qualsiasi.
Invece, la banda Spalletti ha reagito, ha dato un piccolo premio ai 71mila tifosi che sono andati a vedere l’Inter nonostante il match non fosse di cartello e soprattutto con una giornata uggiosa.
ZITTIRE I MALIGNI: COSA È CAMBIATO RISPETTO ALLO SCORSO ANNO?
Il pari del Calimero nerazzurro è servito a zittire un pochino i maligni. Quelli che ricordano che da un 2-2 contro il Torino lo scorso anno è iniziata la crisi di Pioli. Invece la traversa di Vecino ha chiuso ancora una volta la voce fortuna, con il nono legno stagionale colpito dall’Inter.
La differenza con l’Inter dello scorso anno sta nella gestione della paura. Dodici mesi fa una gara così sarebbe andata persa per mancanza di volontà. Ieri, invece, gli uomini di Spalletti hanno lottato, hanno certamente sprecato tanti palloni, ma ci hanno creduto, maledicendo poi traverse e mira imprecisa di Eder e Perisic nelle conclusioni finali.
Il bicchiere non è ne mezzo vuoto e ne mezzo pieno. È un bicchiere che sta in alto in classifica, dove nessuno avrebbe mai pronosticato l’Inter.