E’ un Diego Milito a 360° quello che si racconta ai microfoni di 90min.com. L’ex attaccante dell’Inter ha parlato sia del suo passato in nerazzurro sia del presente della Beneamata, con Lautaro alla ricerca di minuti e soddisfazioni con la maglia dell’Argentina.
MILITO: “LAUTARO? HA SOLO BISOGNO DI TEMPO”
Cosa cambia tra i titoli vinti da giocatore e quelli conseguiti da dirigente?
“È chiaro che qualcosa cambia. Non è lo stesso di quando sei un calciatore: molto dipende da ciò che fai nel campo di gioco. Nel ruolo di manager o direttore sportivo invece non hai molte responsabilità, oltre a quella di formare una buona squadra. Si soffre in maniera diversa, anche se guardi le partite dalla tribuna”.
Burdisso è stato fondamentale nella trattativa che ha portato De Rossi al Boca Juniors. Hai mai pensato di fare la stessa cosa con un tuo ex compagno di squadra?
“È difficile convincere certe figure, non è facile venire a giocare in Argentina. Nel caso di De Rossi è stata una decisione molto personale, al di là del rapporto che lo lega a Burdisso. È stato strano perché non è mai facile per un italiano affrontare un’avventura del genere nel nostro Paese. È una cosa molto bella e spero che vada bene”.
Lautaro è stato presente nelle ultime convocazioni di Scaloni. Cosa gli manca per affermarsi come numero 9 dell’Argentina?
“Serve tempo. È chiaro che è un grande giocatore e non ho dubbi che farà molto bene con la nostra Nazionale. Ha bisogno di tempo e di accumulare gare per fare più esperienza possibile. È quello di cui ha bisogno oggi. Non sarà facile affermarsi perché fortunatamente abbiamo grandi attaccanti”.
La finale del 2010 contro il Bayern Monaco è stata la gara più importante della tua carriera?
“Sì, certo. Per tantissimi motivi: per cosa significa giocare una finale di Champions League, cosa significava per l’Inter in quel momento e per me personalmente. È stata una partita senza pari”.
La semifinale contro il Barcellona è stata la chiave, con Mourinho che è entrato in campo per festeggiare. Che impatto ebbe quella vittoria?
“È stata una grande gioia per l’Inter qualificarsi per la finale dopo 45 anni. L’intero mondo interista lo voleva: i tifosi, la società, il Presidente. Un’impresa straordinaria contro quella che era la migliore squadra del mondo, con il miglior giocatore del mondo. Fu qualcosa di davvero importante”.
Qual è stato il ruolo di Mourinho in quella squadra che ha vinto tutto?
“Era fondamentale, era il nostro riferimento, il nostro comandante. Un allenatore che ci ha fornito tutti gli strumenti per conseguire ciò che è stato raggiunto quell’anno”.
Qualche episodio che hai condiviso con lui?
“Molti. È sempre stato molto vicino ai giocatori. Un allenatore che riesce a ottenere il 100% da ognuno dei suoi ragazzi ha un valore e gestisce il gruppo molto bene. Ha avuto un anno fantastico con noi”.
Perché l’Inter non può raggiungere ancora successi come quelli?
“Ha avuto molti cambiamenti, su tutti quello di proprietà con la partenza di Moratti. Non potrebbe mai raggiungere la stabilità di allora ed essere competitiva. Oggi con il gruppo Suning ha trovato la direzione di cui aveva bisogno. Vorrei che questo fosse l’anno dell’Inter”.