SpazioInter’s Stories – Romelu Lukaku: si scrive potente, si legge infermabile

Perché alla fine se pensate alla sua prestazione contro lo Slavia Praga non vi possono venire in mente aggettivi diversi. Aveva già lasciato il segno, in questi primi mesi sulla sponda nerazzurra del Naviglio, ma qua il Leone belga sembra aver impresso il suo passaggio con gli artigli; una partita magistrale, lontana anni luce da alcune opache prestazioni in campionato, dove sembrava non funzionare nulla e molti tifosi della Beneamata richiamavano passati possessori della numero 9. Ma per quell’ora e mezza all’Eden Arena non si può che essere fieri: l’Inter ritrova una coppia d’attacco con la C maiuscola, un tandem che non si vedeva dalle parti di Appiano Gentile da diversi anni.

Eh sì, perché se Lukaku è il protagonista, la storia del romanzo nerazzurro la scrivono in due: LuLa Land, regia di una gara da Oscar; una di quelle partite che ci si sogna da piccoli, con due assist per il fido compagno di reparto ed un gol nel quale scarica tutta l’adrenalina possibile ed immaginabile. Proprio una di quelle gare sognate nei sobborghi di Anversa, dove Romelu è nato nel maggio di 26 anni fa: andiamo ad esplorare assieme quell’infanzia.

CRESCIUTO A PANE ED ACQUA, NEL SEGNO DI UN IVORIANO

A che età si può diventare calciatori professionisti?

È questo il quesito che pone un giorno a papà Roger, ex Nazionale dello Zaire; poche ore prima aveva visto piangere mamma Adolphine, e si era messo in testa che avrebbe fatto qualcosa per risolvere i problemi finanziari della propria famiglia: non ne poteva più di dormire sul pavimento, del latte allungato con l’acqua e dei topi che facevano compagnia a Romelu, Jordan (il fratello, oggi alla Lazio) e ai genitori Lukaku. “A 16 anni”, risponde il capofamiglia: ha il suo obiettivo.

Detto, fatto: a 16 anni è una star delle giovanili del Lierse, dove segna 116 gol in 70 partite; poi passa all’Anderlecht, che lo consacra ad alti livelli, in cui sigla 41 gol in 98 incontri: in totale fanno 157 gol; sì, avete letto bene: 157. Dalla Premier League continuano ad arrivare telefonate: sperano di aver trovato il nuovo Didier Drogba, campione al quale Lukaku stesso ha affermato in diverse occasioni di ispirarsi; beh, quale squadra migliore se non il Chelsea per il nuovo Drogba?

I Blues aspettano la maggiore età del loro obiettivo di mercato per portarlo in Inghilterra, in accordo con la famiglia, ma le basi per il trasferimento sono già state poggiate da diverso tempo: 12 milioni più bonus per il più giovane marcatore di sempre del campionato belga, che giunge a Stamford Bridge l’8 agosto del 2011, esattamente 8 anni prima dell’inizio della sua avventura in nerazzurro. È maggiorenne da pochi mesi, ma come sempre ha le idee chiare: ora l’appartamento di Anversa può diventare una villa con tutte le comodità del caso.

NOMADE IN TERRA BRITANNICA

André Villas-Boas, che succede a Carlo Ancelotti sulla panchina del Chelsea, non stravede per Romelu, che viene relegato in seconda squadra, dove segna 7 reti in 9 gare disputate; all’orizzonte vi è un prestito, una soluzione che possa fare bene sia al giocatore che alla compagine londinese. L’anno successivo, quindi, viene raggiunto un accordo con il West Bromwich Albion, che affida il proprio reparto offensivo nelle mani di un 19enne con appena 8 gare disputate in Premier League. Amanti del rischio? No, semplicemente ci hanno visto lungh(issim)o: nella sua unica stagione nelle West Midlands segna 17 gol e serve 7 assist in 35 partite, conducendo i Baggies ad un insperato ottavo posto in classifica.

Il rendimento del gigante buono, però, non convince ancora il management londinese; questa volta sulla panchina c’è un altro portoghese, quel Josè Mourinho che qualche anno dopo lo vorrà sulla sponda rossa dell’Irwell, a Manchester: al Chelsea non c’è spazio per Romelu, che passa all’Everton in prestito con diritto di riscatto. Beh, i prestiti devono fargli bene: in quattro stagioni diventa il marcatore più prolifico nella storia dei Toffees, marcando la sua impronta in diverse occasioni chiave. Alcuni esempi?

  • Il 21 novembre 2015 diventa il quinto giocatore sotto i 23 anni ha siglare 50 reti in Premier League: assieme a lui gente come Cristiano Ronaldo e Wayne Ronney; insomma, niente di che. Nella stessa stagione, inoltre, diventa il marcatore più prolifico in una stagione dell’Everton in Premier (17 reti) e segna per otto gare consecutive.
  • Il 12 settembre 2016 realizza la dodicesima tripletta più veloce nella storia del campionato inglese: stende il Sunderland in 11 minuti e 37 secondi; essere veloce gli piace, tant’è che nel poker del 4 febbraio 2017 al Bournemouth realizza il gol più veloce nella storia del club di Liverpool.
  • E poi: è il più giovane a segnare 80 gol in Premier League, nella sua ultima stagione porta a 9 il record di gare consecutive a segno e molti, moltissimi altri dati che rendono Romelu Lukaku un idolo per i tifosi dell’Everton.

Non sempre, però, le storie belle sono destinate a continuare: è dall’8 luglio 2017 che Romelu entra in uno stato di crisi inaspettata. Nessuno si immaginava che dopo il suo passaggio al Manchester United le cose potessero peggiorare, ma effettivamente è ciò che accade. Eppure Romelu mette tutto se stesso, come sempre da quella domanda posta a papà Roger ad Anversa.

La prima stagione segue il classico rendimento del belga in Premier League: Mourinho l’ha voluto fortemente e gli dà spazio, così lui ripaga con la bellezza di 26 reti stagionali. Quando lo Special One viene esonerato, però, si rompre l’ingranaggio nella macchina perfetta dell’attaccante numero 9: Solskjær punta sulla stella del vivaio dei Red Devils, Marcus Rashford, lasciando seduto in panchina Lukaku; la situazione è insostenibile, serve una svolta. Magari una svolta italiana, viste le dichiarazioni del colosso di Anversa ad inizio giugno:

Amo l’Italia e sono un grande fan della Serie A, chi mi è vicino sa che ho sempre desiderato giocare nel campionato inglese e in quello italiano. Conte? È un bene che sia andato all’Inter. Per me è il miglior allenatore al mondo.

LIETO FINE A SUON DI INCHINI

Poco fa abbiamo detto che non sempre le storie belle sono destinate a continuare, ma la consacrazione di Romelu Lukaku all’Inter è la testimonianza perfetta che certe storie non possono far altro che proseguire per il bene di tutti: il suo, della squadra, dei tifosi… Sì, perché da quando lì davanti comandano in due, le cose girano alla perfezione: Antonio Conte ha la sua coppia d’attacco perfetta, con Lautaro e Lukaku che si completano a vicenda, autori di 11 gol a testa.

Uno di questi, come anticipavamo in precedenza, è arrivato mercoledì sera in una trasferta infuocata in Repubblica Ceca: Romelu si è sbloccato anche in Champions, ed ora sarà molto difficile contenere quel mix di potenza, velocità e aggressività che sta decidendo le sorti del club meneghino.

Perché infondo Lukaku è sempre stato potente ed infermabile, per la gioia del popolo nerazzurro, che per una volta cambia volentieri i ruoli: ci inchiniamo a te, Romelu.

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