David Suazo, attaccante dell’Inter dal 2007 al 2011, ha ricordato la sua esperienza all’Inter sulle colonne di Concacaf.com.
GRAZIE CAGLIARI
Amore e gratitudine per il club che l’ha lanciato nel grande calcio: “Cagliari è una parte della mia vita in cui mi sono formato un calciatore e un uomo. Sono arrivato a 19 anni e me ne sono andato a 27, quindi da ragazzo a uomo. Il Cagliari mi rappresenta a livello internazionale come calciatore. Mi hanno dato il tempo di crescere dal punto di vista calcistico, fare errori nel calcio è importante per un giocatore. Avevo grandi allenatori che credevano nelle mie capacità, quindi Cagliari è un posto speciale. Quando ho smesso di giocare, sono rimasto in città e la mia famiglia è nata e cresciuta qui. Mia moglie è italiana, quindi Cagliari è la mia seconda casa”
IL SOGNO DI SUAZO
Ma le parole al miele non sono solo per il Cagliari, tanto amore anche per il nerazzurro: “Quando passi da un piccolo club ad un grande club storico come l’Inter, ti trovi in una situazione completamente diversa. Stai giocando con giocatori di alto livello; stai giocando per i top manager. Penso che sia stata una grande decisione perché eravamo campioni quell’anno e poi nel 2010 ho avuto modo di lavorare con Mourinho: vincere la Champions League (prestito al Genoa dal gennaio 2010, ndr) e giocare con giocatori come Samuel Eto’o, Diego Milito, Zlatan Ibrahimovic, Luis Figo, Adriano, Marco Materazzi, Samuel, Ivan Cordoba, Esteban Cambiasso…. Ritrovarti con questi giocatori nello spogliatoio, giocando nel più grande stadio contro i più grandi giocatori nelle migliori competizioni del mondo, ti rende orgoglioso. E per me, come honduregno, far parte della storia di un grande club come l’Inter è un grande orgoglio. Sono sogni che si sono avverati”.
IL RAPPORTO CON GLI ALLENATORI
Tanti i mister vissuti negli anni a Milano. Ecco cosa ha detto su i vari maestri avuti: “Mancini, Mourinho e Benitez sono tutti tecnici che ho avuto all’Inter e tutti allenatori vincenti. I loro atteggiamenti erano contagiosi per me e lo stesso per i giocatori. Ibrahimovic ha vinto, indipendentemente da dove sia andato. Lo stesso vale per Eto’o e Figo: quelli sono giocatori che ti trasmettono automaticamente quella positività che poi rimane con te”.