L’ex attaccante cagliaritano David Suazo è stato ospite della rubrica CasaSkySport ed ha parlato del suo trascorso in Italia e del suo passato in nerazzurro.
LA CARRIERA DI SUAZO, TRA CAGLIARI E MILANO
Costretto all’isolamento, David Suazo è stato intervistato ai microfoni di Sky Sport. L’attaccante arrivato giovanissimo in Italia dopo gli esordi in Honduras parla del suo passato in Sardegna: “A Cagliari sono stato otto anni da giocatore. Qui ho imparato la lingua e il calcio italiano. Nelle ultime tre stagioni poi il mio rendimento è stato ottimo“. Grazie alle sue prestazioni l’honduregno ha attirato su di sè l’attenzione di molte big italiane. Alla fine l’Inter spuntò la concorrenza delle altre: “Con il salto all’Inter ho trovato una concorrenza fortissima, non potevo commettere nessun errore e invece mi è mancata la giusta costanza“.
In nerazzurro Suazo è passato sotto la gestione di due grandi tecnici, Mancini e Mourinho: “Tutti e due sono vincenti, a modo loro: hanno saputo vincere ovunque. Mancini mi ha voluto a tutti i costi, però si arrabbiava subito. Lui diceva che dovevo capire di non essere più a Cagliari, ma mi ha sempre dato una mano. Mou appena arrivato mi disse: “Questo è il mio gruppo e con questi andrò avanti”. Per Mancini fu più difficile: lui riusciva a tenerci tutti tranquilli perché ci faceva giocare, sapeva ruotare molto di più di Mourinho“.
Purtroppo per lui poi Suazo abbandonò i nerazzurri nella prima parte della stagione del triplete in direzione Genoa. Ma il Triplete lo sente anche una cosa un po’ sua: “Quando sei parte di una famiglia così, lo senti tuo. Ho vissuto sei mesi intensi con loro, poi al Genoa li ho sempre seguiti. Un po’ lo sento mio, sono sempre stato tifoso dell’Inter, anche quando sono andato via“.
Nel corso della sua carriera, Suazo ha avuto moltissimi nomi illustri da cui imparare e con cui condividere il suo percorso: “Ho imparato da tutti i grandi con cui giocatori: per primi Fabian O’Neill, uno dei giocatori più forti passati per Cagliari, e Gianfranco Zola. Poi c’è stato Ibrahimovic, un giocatore che poteva vincere da solo, e tanti altri come Eto’o, Figo e Milito“.