La pelle d’oca l’avevano messa tutti in conto. Le parole di addio del portiere più vincente della storia interista e in assoluto una delle persone migliori ad aver indossato la gloriosa casacca nerazzurra non potevano che regalare momenti densi di emozioni. Che i brividi potessero continuare anche dopo il toccante discorso e il giro di campo di Julio Cesar l’avevano previsto in pochi. Come nel turno precedente contro l’Hajduk Spalato, così col Vaslui l’ordinaria amministrazione a San Siro diventa repentinamente straordinaria, ulteriore smentita, se necessaria, della teoria dell’assenza del “doppio impegno” quest’anno.
Succede tutto poco dopo la mezz’ora quando Castellazzi paga una cauzione fin troppo elevata per Samuel, all’ennesimo errore di un difficile inizio di stagione. “Almeno è l’occasione per far esordire Belec” si sono detti in tanti in quell’istante. Un’ora dopo avrebbero maledetto quel momento e quelle parole. L’Inter, abituata a correre in dieci per la presenza di Cassano dal primo minuto, soffre il giusto anche in inferiorità numerica.
Quando a inizio ripresa Stramaccioni decide di correre ai ripari inserendo Fredy Guarin, la parità è praticamente ristabilita. Il colombiano, a colpi di duri tackle, recupera palloni su palloni, fino all’ultimo, che si assicura di accompagnare personalmente oltre la linea di porta avversaria. Nel mezzo la fantastica rete confezionata dal sacrificatissimo duo Coutinho-Palacio e l’immediata risposta rumena con Varela, complice la papera di Belec, che deve aver aumentato ulteriormente nei presenti la commozione per l’addio dell’Acchiappasogni.
L’Inter teme ma non sbanda, mostrando il carattere che è sempre mancato la scorsa stagione. Ci si aggrappa ancora una volta a un solo uomo, sempre che di essere umano si tratti: Javier Zanetti, capitano finalmente e, forse, tardivamente leader di una squadra di giovani e campioni silenziosi. Col suo aiuto i compagni, a differenza sua stremati, riescono a portare a casa il lasciapassare per una competizione in cui evitare i cali di tensione, come quelli delle prime due gare casalinghe stagionali, è vitale.
Ora Rubin Kazan, Partizan Belgrado e Neftchi Baku: tre avversarie abbordabili ma tre scomode trasferte. In attesa di ritornare nell’Europa che conta potremo incontrare i russi e ricordare i tempi che furono, quando Julio Cesar, Maicon, Eto’o e gli altri portarono l’Inter sul tetto del mondo. I brividi non sono finiti ieri sera, questo è certo.