Il calciomercato è ormai un lontano ricordo. I mesi di intense trattative, di sogni infranti e di obiettivi raggiunti, hanno lasciato spazio al lavoro sul campo. Tocca adesso agli allenatori mettere a frutto le strategie portate avanti in estate dalle rispettive società. In casa Inter, forse per la prima volta dall’addio di Mourinho, il mercato è stato seguito in prima persona anche dal nuovo tecnico, che ha sposato in pieno la rivoluzione nerazzurra.
Questa sterzata decisa di Moratti e dei suoi uomini è arrivata dopo una stagione disastrosa che ha messo in evidenza una rosa ormai logora fisicamente e, forse, sazia dei tanti successi ottenuti negli anni scorsi. Le parole chiave del nuovo corso sono state essenzialmente due: rinnovamento e ringiovanimento.
La partita contro il Neftçi in Europa League è stato il primo importante biglietto da visita del percorso intrapreso in estate: la nuova Inter riparte dai giovani. Nell’undici scesi in campo contro gli azeri, infatti, l’età media dei nerazzurri superava di pochissimo i 25 anni, con i soli Cambiasso e Mudingayi al di sopra dei 30 e ben quattro giocatori nati dopo il 1990 (Juan Jesus, Obi, Coutinho, Livaja).
Stramaccioni ha avuto il coraggio e, soprattutto, il merito di lanciare al momento giusto i suoi baby fenomeni, venendo ripagato nel migliore dei modi: i tre gol realizzati in Azerbaijan, infatti, portano la firma di un classe 1992, Philippe Coutinho, di un ’91, Joel Obi e di un ragazzino di soli 19 anni, Marko Livaja, alla seconda realizzazione consecutiva in Europa League.
L’aspetto che più di tutti colpisce, però, al di là del valore dell’avversario, è che la squadra sia riuscita a mantenere una sua identità pur cambiando sette undicesimi rispetto alla formazione che aveve strapazzato la Fiorentina qualche giorno prima. La rotta, dunque, sembra essere quella giusta e, con un timoniere come Stramaccioni, le cose non potranno che migliorare di partita in partita.