L’unico punto conquistato nelle ultime quattro partite tra campionato ed Europa League ha gettato nuove ombre sull’Inter. C’è chi parla addirittura di progetto in crisi, ma la realtà è che la squadra ha inaugurato un nuovo corso, resettando ambizioni e motivazioni. E il fatto che ci sia un gruppo unito, convinto dei propri mezzi e supportato dalla società, costituisce la più grande (e incoraggiante) differenza rispetto alle due disastrose stagioni che il club nerazzurro si è lasciato alle spalle.
L’Inter ha saputo ripartire con un’idea che sta cominciando a dare i suoi frutti: creare un giusto mix tra vecchia guardia e nuovi innesti. A questo proposito sono arrivati: Samir Handanovic, che si sta rivelando il miglior acquisto del mercato estivo e sta confermando di essere un portiere di livello internazionale, capace di raccogliere la pesantissima eredità lasciata da Julio Cesar; Antonio Cassano, l’uomo del destino che, da interista, segnò il suo primo gol in Serie A proprio contro l’Inter e che ora sta deliziando il popolo nerazzurro con le sue magie; e infine Rodrigo Palacio, l’arma letale che ha permesso alla squadra di moltiplicare la sua pericolosità in zona gol.
Ma l’Inter del nuovo corso non è più una squadra legata esclusivamente ai singoli: tutti danno il proprio contributo e possono risultare fondamentali; basti pensare a Walter Gargano e Gaby Mudingayi, giunti ad Appiano come semplici gregari, ma rivelatisi fondamentali nel restituire dinamismo alla mediana nerazzurra. Entrambi hanno già fatto intravedere quello che possono dare alla causa nerazzurra, ma dovranno migliorare sotto alcuni aspetti: il primo può crescere dal punto di vista della qualità delle giocate, il secondo deve finalmente trovare quella continuità che è mancata nella prima parte di stagione a causa degli infortuni.
Inutile nascondere che c’è anche qualche nota stonata in questa next generation Inter: Matias Silvestre e Alvaro Pereira non sono ancora riusciti a dimostrare il loro valore. Soprattutto il primo sta evidenziando grandi difficoltà e non riesce a integrarsi col resto della difesa apparendo spesso impreciso e insicuro. Per l’esterno uruguaiano, invece, sembra più una questione di adattamento al calcio italiano.
In ogni caso, è presto per tirare le somme: l’Inter è ancora un cantiere aperto e solo alla fine della stagione si potranno raccogliere i frutti del lavoro di Stramaccioni e capire chi potrà continuare a far parte del progetto e chi invece dovrà salutare, lasciando spazio a nuovi innesti, capaci di accrescere il tasso tecnico della squadra e di riportare la società nerazzurra a competere ad alti livelli. Tenendo sempre ben presente che l’obiettivo, per quest’anno, è solo uno: tornare nell’Europa dei grandi.