Ranocchia: “Strama ha lavorato molto su di me. Juan Jesus? E’ impressionante…”

Andrea Ranocchia InterIn un’intervista rilasciata ai microfoni de “La Stampa”, Andrea Ranocchia ha parlato della sfida contro il Torino, analizzando anche il momento che sta attraversando l’Inter. Ecco le sue parole…

Andrea, domani ritrovi Giampiero Ventura da avversario. Sei pronto a rivivere un periodo del suo passato?

“A Bari sono stato benissimo e questo Torino mi ricorda molto quella squadra. Non a caso il mister si è portato dietro molti giocatori”.

Ci ha tentato anche con te?

Non so se ha avuto contatti con i dirigenti nerazzurri, ma conoscendo bene la mia situazione sapeva che non era una missione facile”.

Cosa ricordi di quell’esperienza?

“Il calcio di Ventura è soprattutto divertimento e spensieratezza. Mi ha insegnato a non aver paura di giocare la palla da dietro”.

Vi sentirete prima della partita?

“Meglio di no. Lo abbraccerò quando lo incrocerò a San Siro e magari dopo se le cose sono andate bene gli manderò un sms”.

Perché Ventura non è mai riuscito ad allenare una grande?

“Le big non sono tante e nel calcio serve anche un po’ di fortuna. Peccato, perché se lo meriterebbe”.

C’è qualcosa che accomuna Ventura e Stramaccioni?

“Sinceramente non mi viene in mente nulla di particolare. Hanno caratteri e metodi diversi. Però la carta d’identità per un allenatore non conta. Noi giocatori non ci facciamo caso”.

Quest’estate si parlava di una tua cessione. Poi cosa è successo?

“Il mister mi ha dato fiducia. Quando è arrivato ha puntato su chi aveva più esperienza, poi le cose sono cambiate. Ha lavorato molto su di me”.

La crisi ti ha aiutato a trovare una maglia da titolare…

“È cambiato il calcio, ci sono meno soldi e quindi arrivano pochissimi top player. I giovani hanno avuto delle possibilità importanti e per fortuna i dirigenti hanno cambiato mentalità”.

Perché le difese delle grandi squadre sono composte prevalentemente da stranieri?

“Perché sono bravi, non credo che ci siano altre spiegazioni”.

Su chi punterebbe dei più giovani?

“Su Juan Jesus, è impressionante”.

L’Italia com’è messa?

“Benissimo. Il blocco juventino è fortissimo, giocano sempre insieme. Io spero di scardinarlo. Ma non fatemi dire altro, la Nazionale mi porta sfortuna, quando c’è un grande eventomi faccio male, quindi mi sono imposto di non pensare né al Mondiale né alla Confederations Cup”.

Parliamo di Inter, allora. Sicuro di far parte di una squadra che può lottare per i primi tre posti?

“Potenzialmente penso di sì, ma dobbiamo crescere ancora tanto”.

Ad esempio non prendere gol di testa dai «nanetti»?

“Esatto, ci vuole più attenzione. Quanto sono alti gli attaccanti del Torino? (sorride, ndr)“.

Perché vi svegliate spesso nel secondo tempo?

“Non è sempre così. Con la Roma è stato un caso a parte, all’inizio arrivavano da tutte le parti e non ci davano punti di riferimento, poi sono calati”.

Cambiate modulo spesso, è un punto di forza?

“Se troviamo i giusti equilibri sì, ma per gli avversari fa poca differenza, l’effetto sorpresa dura dieci minuti poi trovano le contromisure”.

E’ stato giusto o sbagliato concedervi due giorni in più di vacanza nel periodo natalizio?

“Giustissimo. Tutti abbiamo lavorato durante le feste, lo dimostra il fatto che chiudiamo le gare a mille. Non smettiamo mai di crederci e il fisico regge”.

Cosa hai pensato quando hai saputo della squalifica per due giornate dopo Inter-Genoa?

“Che non era possibile. Uscendo dal campo ho detto soltanto questa frase: “È una vergogna”. Ma senza rivolgermi a nessuno degli ufficiali di gara. Però ho imparato la lezione, per non correre rischi non parlo più”.

Cosa vorresti vincere quest’anno?

“L’Europa League si sta rivelando una grande esperienza, ma se potessi scegliere direi lo scudetto”.

Ce la farete ad arrivare in Champions League senza Sneijder?

“Questo lo dirà il campo. Wesley è un amico, quando sono arrivato qui mi ha aiutato ad inserirmi e quindi mi è dispiaciuto che se ne sia andato. Gli auguro di tornare grande nel Galatasaray”.

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