L’ultima volta risale a sei anni fa. Una vita, calcisticamente parlando. L’ultima occasione nella quale l’Inter non è partita come favorita per la vittoria finale del campionato di serie A.
Certo, la distanza tecnica e psicologica rispetto ad allora è immensa: la formazione guidata da Gasperini, infatti, ha alle spalle sette stagioni consecutive concluse con la conquista di almeno un trofeo (15 titoli totali), una mentalità vincente acquisita da un grandissimo numero di giocatori e una sola avversaria da inseguire (sebbene la Gazzetta candidi il Napoli come unico anti-Milan).
Il mercato, contraddistinto dalla partenza di Samuel Eto’o, non è stato poi completamente nefasto ma, al contrario, ha regalato buoni colpi, alcuni in prospettiva futura: Forlan, nonostante l’anagrafe resti impietosa; Zarate, nonostante non abbia ancora capito che quegli esseri che vestono la maglia dello stesso colore sono compagni di squadra e non sagome da dribblare; Alvarez, nonostante resti un mistero la sua reale posizione sul rettangolo di gioco; Poli, nonostante i contraccolpi psicologici della retrocessione con la Samp; Jonathan, nonostante non fosse titolare neppure nel Santos.
Insomma, sono numerosi i quesiti che si potrebbero sollevare. Ma, a sensazione, la rosa ha buoni margini di crescita. Siamo lontani dalla campagna acquisti pre-Triplete, ma altrettanto distanti dal folle immobilismo della scorsa estate. L’aspetto, comunque, che più maggiormente inciderà sui nove mesi di attività sportiva nerazzurra, sarà la capacità del nuovo tecnico di ammorbidire il suo dogma calcistico alle esigenze di un grande club e di imparare a gestire lo spogliatoio di un team in campo ogni tre giorni.
Un po’ ciò che è riuscito a fare Allegri sull’altra sponda del Naviglio. Un po’ ciò che non è riuscito a comprendere il torinese nelle prime settimane sulla panchina del Biscione, soprattutto nella preparazione, decapitata delle colonne sudamericane, della Supercoppa Italiana di Pechino.
La sfida è questa. La prima e ultima chance per Gasperini. L’ultima (dell’Inter Pentacampeon) e la prima (dell’Inter di Ranocchia, Poli e Pazzini) per Moratti.
Emanuele Alberti