Senza parole. Una partita del genere, nella storia della squadra più “pazza” d’Italia, ancora mancava: in 90 minuti è successo tutto e il contrario di tutto, si è vista la solita sfortunata Inter per quel che concerne gli infortuni, con Cassano out dopo mezz’ora di gara, una squadra compatta, concreta e a tratti anche divertente fino al gol del 3-1 di un redivivo Alvarez, per poi assistere a un finale shock, con 3 reti subite in 12 minuti che costano il terzo K.O. interno consecutivo e allontanano, ormai definitivamente, tutte le velleità di rincorsa al terzo posto.
Per ribaltare la tendenza negativa iniziata con il Bologna e proseguita con la Juventus, Strama si affida a un 3-5-2 con Cassano e Rocchi in avanti, coadiuvati da Guarìn, Cambiasso e Kovacic, mentre sulle corsie operano Zanetti e Pereira; Colantuono replica con un modulo speculare in cui Bonaventura “galleggia” alle spalle del Tanque Denis, mentre la regia della squadra passa dai piedi di Cigarini.
La serata, a onor del vero, non era iniziata affatto male, eccezion fatta per l’infortunio di FantAntonio, visto che, dopo un primo tempo di ordinaria amministrazione, l’Inter trova il gol del vantaggio con Tommaso Rocchi, al primo centro dal suo arrivo a Milano, il centesimo in Serie A.
Con il popolo interista che iniziava ad assaporare la rimonta sul Milan, bloccato 2-2 a Firenze, il gol di Bonaventura spiazza per qualche secondo San Siro, pronto a festeggiare neanche un minuto dopo quando Alvarez approfitta dell’indecisione di Canini per battere Polito e firmare il nuovo vantaggio.
Il sinistro di Ricky Maravilla che batte ancora una volta l’estremo difensore ospite sembra la classica ciliegina sulla torta per la festa nerazzurra, ma prima l’arbitro, reo di concedere un rigore del tutto inesistente ai bergamaschi, poi un super Denis, fanno piombare la Curva Nord nel silenzio più totale.
L’ex Napoli batte Handanovic dagli undici metri per il gol del 3-2, replicando pochi minuti dopo con un destro di grande precisione e firmando il definitivo controsorpasso atalantino con una girata nel cuore dell’area; l’Inter accusa il colpo, più mentalmente che fisicamente e l’ingresso di Schelotto in luogo di Cambiasso appare poco produttivo.
La ruggine tra il numero 7 nerazzurro e alcuni ex compagni di squadra, tra cui Raimondi e Cigarini, fa da cornice alla palla gol finale che capita sui piedi di Ranocchia: il centrale umbro potrebbe insaccare a porta vuota e da pochi metri un traversone di Guarìn, ma colpisce il pallone in maniera pessima, graziando il portiere Polito e dando il via ai festeggiamenti orobici, a cui fanno da contraltare i volti basiti della Milano nerazzurra.
La rincorsa interista alla Champions è, con tutta probabilità, arrivata al capolinea, con tante occasioni sciupate e tanto amaro in bocca; voltare pagine il più in fretta possibile sembra essere l’unica cosa da fare, sperando di non dover più assistere a queste gare da “Pazza Inter” al contrario.