Intervistato ai microfoni di Undici, trasmissione condotta da Pierluigi Pardo su Italia2, Gabriele Oriali si è intrattenuto a parlare di Inter. Durante un’intervista fotografica, la prima immagine che gli viene mostrata è quella che ritrae Sandro Mazzola: “E’ stato mio compagno, anche se io ero agli inizi. Lui e Facchetti erano i nostri punti di riferimento. Poi diventò dirigente e le cose cambiarono, ma non mi cacciò: ogni anno ero tra i partenti, poi rimasi anche contro la volontà della società almeno fino al 1983 quando andai alla Fiorentina perché non mi fu proposto il rinnovo”.
Ha appena accennato a Giacinto Facchetti. Ci spiega la sua figura per i non interisti? “E’ stato un amico, un fratello maggiore, uno prodigo di consigli. Era un punto di riferimento per tutti, calciatori, società e tifosi. Credo che ancora oggi sia insostituibile. Calciopoli? Dico che non ne voglio parlare perché ne ho sentite troppe, spero che se ne parli il meno possibile”.
Successivamente si passa ad una foto che lo ritrae fare jogging insieme a Roberto Mancini: “Questa foto uscì il giorno della presentazione di Mourinho. Il Mancio non smaltì mai il fatto di essere stato mandato via, rimane un grande amico. Un giorno potrebbe anche tornare in Italia, anche se in Inghilterra si trova benissimo. Ha fatto cambiare mentalità a squadra e società, vincendo FA Cup e Premier“. E a proposito di Mou? “La foto di Barcellona con noi abbracciati ce l’ho sul telefonino… Momenti indimenticabili, bellissimi. L’adorazione per Mourinho rimane perché ha riportato l’Inter in cima al mondo dopo 45 anni e lui ce l’ha fatta, anzi, me lo promise un mese prima che quello sarebbe stato l’anno buono”.
Balotelli disse che Mancini è migliore del portoghese dal punto di vista umano. Cosa ne pensa a riguardo?: “Roberto lo fece esordire e lo ha voluto a Manchester, credo che il senso di riconoscenza ci sia. Lo ha consigliato spesso e volentieri, proteggendolo. Comunque Mourinho ha molta più esperienza del tecnico jesino. Era bravo a entrare nelle menti dei giocatori, era un vero seduttore e un grande motivatore, specie prima delle partite. Sapeva caricare la squadra come nessuno”.
Ed infine una foto che lo vede ritratto insieme a Branca. Tornerebbe a lavorare con lui? “Si, un giorno vicino o lontano potrei anche tornare, e spiego anche il perché: abbiamo lavorato bene insieme, ma l’ultimo anno si arrivava a non salutarci. Ma non contava, l’importante era che le cose andassero bene. Poi, sono scelte della società, che vanno rispettate anche se non condivise. Amarezza? C’è, perché all’Inter ho fatto 30 anni, quindi fa parte di me stesso”.