Alvarez: “Io sono Ricky e basta. Il Presidente ha sempre avuto fiducia in me e adesso posso…”

Alvarez Catania-InterLa metamorfosi sembra essersi finalmente completata. Dopo un anno e mezzo di permanenza ad Appiano Gentile, Ricky Alvarez è passato da enigma di mercato a pedina fondamentale dello scacchiere di Stramaccioni.

Grazie alla continuità trovata nelle ultime partite e allo spazio concessogli in virtù delle numerose assenze, l’argentino è diventato uno dei leader silenziosi di questa squadra mettendo a referto cinque reti e prestazioni tali da trasformare i fischi esagerati di San Siro in fragorosi applausi. L’ex Velez ora può godersi il momento e sperare in una riconferma nella squadra nerazzurra che, qualche mese fa, appariva altamente improbabile.

Dalle pagine di Tuttosport, Ricky parla del suo presente spiegando i motivi della personale rinascita: “Ora posso giocare nel ruolo che preferisco e ho trovato la fiducia dell’allenatore e dei miei compagni. Finalmente riesco a fare quello che voglio dentro il campo e riesco a sentirmi importante per la squadra. Il presidente però, anche quando le cose non andavano bene, ha sempre avuto una parola buona per me e sentire l’affetto e la fiducia della persona più importante che c’è in società è fondamentale per un ragazzo che era appena arrivato da un mondo completamente diverso”.

Si avvicina a grandi passi la sessione estiva di mercato e, nonostante le smentite dell’agente, tengono banco le voci riguardo un suo futuro lontano dai colori nerazzurri: “Dovesse arrivare un’offerta dall’Atletico Madrid, cosa risponderei? A questa domanda non posso rispondere perché ora penso soltanto a giocare bene queste cinque partite e a finire bene il campionato. Poi si vedrà“.

In passato, invece, Alvarez è stato vicino ad un ritorno in patria che avrebbe avuto il sapore amaro della sconfitta: “Si è scritto tanto ma io non ho mai voluto dire niente e questo perché la testa mi diceva che dovevo rimanere qui e pensare solo ad allenarmi bene. Poi sicuramente – continua – le cose possono cambiare e non si sa mai dove si può finire, tuttavia nei miei pensieri, a gennaio come oggi, c’è solo l’Inter. Non ho mai parlato con nessuno, tornare in Argentina sarebbe stato un passo indietro. Quando ho deciso di andarmene l’ho fatto con l’obiettivo di rimanere qui per tanti anni. In patria ci tornerò solo per finirci la carriera“.

Un occhio, inoltre, sui giocatori accostati all’Inter dai giornali: “Peruzzi ha tanta personalità. E’ un terzino che sa giocare la palla, molto bravo tatticamente. Dovrà imparare molto ma può diventare un grandissimo. Botta e Gomez – aggiunge Rickysono due grandissimi giocatori che possono fare bene all’Inter e io non posso che essere contento perché sarebbero altri due argentini in squadra”.

Tra il dolce e l’amaro, l’argentino racconta la sua esperienza in nerazzurro spiegando come la concentrazione sia la chiave giusta per non abbattersi nei momenti difficili: “I fischi? Serve equilibrio quando succedono queste cose: io ho sempre pensato che se ti fischiano non è perché sei diventato il peggior giocatore del mondo ma, di riflesso, quando arrivano gli applausi perché magari hai fatto due gol non è che sei improvvisamente diventato il migliore. Senza equilibrio si va in tilt. I giorni più belli sono i derby vinti l’anno scorso”.

Sui suoi obiettivi futuri e sull’aspirazione di far parte della Seleccion: “Se farò bene con l’Inter arriverà la mia chance. Con Sabella e con il suo staff ho un ottimo rapporto ma tutto dipende da me”.

Ultima battuta sul suo soprannome e sulla sua origine: “Un paio di anni fa andava forte in Argentina un cantante che si chiamava Ricky Maravilla e, quando sono arrivato in prima squadra, i giornali hanno un po’ giocato con questo nome e sono diventato Ricky Maravilla. Però devo confessare che non mi piace tanto: io sono Ricky e basta”.

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